La notte di Paola comincia con una Mercedes grigia che sbuca dalla strada e si dirige a passo lento verso di lei. Il tempo di sistemarsi con una mano i capelli biondi e con laltra il giubbino. E poi locchiata dintesa alle colleghe dallaltra parte del marciapiede. «Ma tesoro cosa credi? Marrazzo ci ha fatto solo una gran pubblicità. Ora siamo di moda». Una e dieci del mattino, via Stilicone e piazza Perego, un fazzoletto di qualche centinaia di metri alle spalle di viale Cenisio. È qui che ogni notte i transessuali si spartiscono il mercato della prostituzione. Ce ne saranno una decina, o forse di più, si mettono in fila da una parte e dallaltra dei marciapiedi in attesa della prima auto che passa. Mentre accanto a loro, la vita normale scorre come qualsiasi altro sabato sera. Famiglie che escono dalle pizzerie, gente che rientra nelle proprie abitazioni.
Gisella ha 27 anni, viene dal Brasile. Si sporge dalla portiera della sua Alfa Romeo con un vestitino nero che la copre a stento. «Anche io ne ho di clienti famosi. Ma quelli come Marrazzo arrivano dopo le tre del mattino di solito. E a loro puoi chiedere anche quattromila euro. Allinizio magari non li riconosci. Poi se si trovano bene, cominciano a richiamarti e allora capisci che sono importanti». In questo mondo funziona così: più una cosa la vieti, più il desiderio di trasgredire cresce. «Dopo quello che è successo, i clienti sono aumentati».
Linda ha 26 anni e una gran voglia di raccontare. È arrivata undici anni fa in Italia dal Perù e da allora non ha mai smesso di stare in strada. Le sue notti, dal lunedì al sabato, le passa in via Ludovico di Breme, una traversa di viale Certosa. Uno spicchio di marciapiede da dividersi con la concorrenza, venezuelane e altri sudamericani. «Quello che è successo a Roma, riguarda Roma. Qui a Milano ci sono molti più soldi e di clienti ne abbiamo parecchi. Dopo la storia di Marrazzo poi... capita che magari arrivino qui anche da Roma». Sbuffa quando pensa a Brenda e a quel giro di travestiti. «Le brasiliane sono terribili, per portarti sulla strada sono capaci di chiederti anche 15mila euro e pur di apparire sono disposte a fare qualsiasi cosa. Ora stanno sempre in televisione». Anche da lei vanno quelli ricchi e famosi. «Eccome, ma è meglio che non me lo dicano. Non si sa mai come vanno a finire queste cose. Qui in Italia di notte sei una regina e di giorno ti segnalano subito».
Una serata buona vogliono dire 400 euro più o meno, con clienti normali sintende. Per i vip, è tutta unaltra cosa. «Ma quello lì ci ha aumentato il budget. E cosa pensi, che sia lunico del giro? Non è né il primo né lultimo. Vedrai se tra un paio di mesi non viene fuori qualche altro nome importante».
Cristiana parla come se fosse al corrente di chissà quali segreti. Si piazza qui, alle spalle del Cimitero Monumentale, con la sua macchina e saluta tutti quelli che passano. «Il nostro è un settore che non conosce crisi. Festini, telefonate, party. Ci vogliono i soldi e i soldi ci sono. Perché è un vizio e per i vizi, il denaro cè sempre». Anche lei viene dal Brasile e ha 27 anni. Ripensa a tutti gli altri travestiti, a quello che è successo a Brenda e a come lex governatore è finito nei guai. «Lhanno incastrato. Ha voluto esagerare, si è mischiato in mezzo al fango e questo è il risultato. Ma ti assicuro, non è mica lunico sai». Guai a dire, come fanno in televisione, che loro vivono in quei postacci malfamati. «Ma non è vero niente. Cè trans e trans. Io ad esempio frequento la migliore palestra di Milano, vado ai miei corsi di inglese. Quando finisco qui, mi tolgo i miei stivali e ho la mia vita». Sono quasi le due del mattino, le auto continuano a passare accanto a quella di Cristiana e si fermano per contrattare sul prezzo della prestazione. «Cè di tutto, la maggior parte sono uomini sposati. Giovani, vecchi, ricchi e poveri».
Quelli che li chiamano per andare a una festa insieme e quelli che invece finiscono la festa con loro, dopo una notte in discoteca. Cristiana manda un bacio a unauto che le passa accanto. È arrivato il momento di lavorare. Accende il motore della macchina e si sporge al finestrino: «Viva Marrazzo!».
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