L’anticipo dell’anticipo, come nel calcio. E basta col cinepanettone: scocca l’ora del cinetorrone. Massimo Boldi, comico serio che studia Buster Keaton, di solito anticipava a novembre il suo film natalizio, fregando la concorrenza dell’ex sodale Christian De Sica (però: che flop, l’anno scorso, per De Laurentiis)con un prodotto per famiglie, godibile appena si accendono le lucine in città e la tredicesima è meno lontana. Invece Medusa, che distribuisce e finanzia con la Marifilm Matrimonio a Parigi, regia di Claudio Risi, starring Cipollino e altri comici nazionali (la sicula Anna Maria Barbera,il toscano Massimo Ceccherini, il napoletano Biagio Izzo), fa cedere il passo agli esordienti registi Ficarra&Picone, pronti a rubargli la sua fetta di torta, a fine novembre. Il buon Boldi, attualmente a Parigi per le riprese della sua commedia, un po’ imbufalito lo è: che fa un cinepanettone, se esce il 21 ottobre, quando le famiglie vanno smaltendo la botta dei costosi libri di scuola? «Vorrà dire che il mio sarà un cinetorrone, data la presenza di Rocco Siffredi», scherza l’artista. Del resto, spesso diciamo che i dolci di Natale si dovrebbero mangiare tutto l'anno.
Un divo del porno in una commedia per famiglie: non suona strano?
«Rocco è un attore magnifico, in Francia stravedono per lui. Ha tempi comici perfetti, arriva sempre puntuale sul set e, per la prima volta, apparirà in una commedia popolare italiana. Poi è vestito: fa la parte dello stilista italofrancese François Duroy, tipo sessualmente confuso. Infatti, ignora se sia bi o trisessuale. Alla fine, neanche gli spettatori capiranno il suo orientamento. Non solo Rocco è bellissimo e somiglia a Russell Crowe, ma finalmente, dopo 1500 film hard, potrà portare i figli a vedere un suo film».
Parliamo del suo personaggio. È un industriale, vero?
«E un lestofante. Proprietario della tv satellitare Telelecco Sat, dove si vende dal tapis roulant alle pentole. Il mio Lorenzo è un truffaldino, che non paga mai le tasse: una storia molto moderna, che si rifà a Totòtruffa di Camillo Mastrocinque. Mio figlio Mirko, studente a Parigi, divide la mansardina di Montmartre con il figlio di una Guardia di Finanza, un napoletano onesto, al quale racconterò i miei trucchi, per evadere il fisco».
C’è un ribaltamento di luoghi comuni: il milanese è un ladrone, il meridionale una persona onesta.
«Certo. Ma poiché mia figlia s’innamora del figlio della Guardia di Finanza, io pagherò tutti gli arretrati. Per fare bella figura e per far trionfare l’amore. Insomma: il messaggio è che le tasse si devono pagare. Chiaro?».
Dopo Woody Allen, con Midnight in Paris, anche lei ambienta il suo film nella Ville Lumière. Come la presenterà?
«Come la classica Parigi da cartolina. A parte Woody Allen, Parigi è dimenticata dal cinema. Ora giro in un albergo di fronte alla Tour Eiffel, poi vado sulla Senna e ai Campi Elisi. Otto settimane di riprese: qui costa molto, ma il set è anche a Roma».
Ci stiamo riempiendo la bocca col tormentone commedia all’italiana: non se ne millantano troppe?
«È cambiato il vento e non se ne accorgono. Ma quale commedia all’italiana? Quali presunti comici?».
Pensa a Checco Zalone?
«Checco Zalone? Un exploit straordinario, che non si ripeterà. Se vogliono capire perché un suo filmetto semplice, senza originalità nella storia, ha fatto il botto.
E Ficarra&Picone?
«Funzionano al Sud. Io, con trentacinque anni di carriera, copro il Nord e il Sud. Isole comprese».
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