Mastella, trent’anni da onorevole «Il mio sogno è imitare Andreotti»

Sei metri quadrati di torta, uccisi dodici maiali. «De Mita è come quei professori che vorrebbero i suoi ex allievi assistenti a vita»

Gianni Pennacchi

nostro inviato a Ceppaloni

Bum!, esplode nella notte il primo fuoco d'artificio e sulla piazza di Ceppaloni cade una pioggia di stelle viola, azzurre, dorate. Lui sospira alzando gli occhi al cielo, «ero un ragazzo di paese...». Li conoscete, gli occhi scuri e un po' ipertiroidei di Clemente Mastella, appaiono sempre lucidi e profondi, ma son gli stessi della foto a mezzobusto pubblicata sulla Navicella del 1976, col volto sorridente e assai più asciutto di oggi, i capelli folti e riccioluti. Trent'anni fa. Lui ne aveva 29, ed esibiva un curriculum telegrafico, 12 righine in tutto. Nato il 5 febbraio 1947 a San Giovanni di Ceppaloni, sposato con un figlio, dottore in filosofia, giornalista Rai nella sede di Napoli, già dirigente dell'Azione cattolica. La notizia più clamorosa stava in fondo: eletto deputato con 64.631 preferenze.
Così ieri sera, gran festa a Ceppaloni per i suoi trent'anni di carriera politica. Nel frattempo la sua biografia sulla Navicella s'è allungata a dismisura, oggi Mastella di figli ne ha tre e già grandi, anche la moglie s'è data alla politica. È senatore, ministro della Giustizia, sindaco di Ceppaloni, segretario politico dei Popolari-Udeur; e volendo, principe consorte della presidente del Consiglio regionale campano. Quel che più conta però, è che sul palcoscenico del centrosinistra Mastella, pur con un partitino dell'un per cento, è ormai il dominus, il «cartaro» come suol dirsi, ha potere d'interdizione e d'iniziativa. È l'unico nel centro dell'Unione a non aver complessi nei confronti dell'ala estrema, e parla senza farsi scrupoli né remore. Non dev'essere un caso, se nell’intero governo di Romano Prodi è il solo ministro che può vantare di aver già conseguito un successo: l'indulto, una legge che richiede maggioranze incredibili, e che nemmeno Giovanni Paolo II era riuscito ad ottenere.
Festa per Mastella, dunque. Ma senza potenti scesi da Roma stavolta, questo non è il matrimonio del figlio ma la festa appunto di «un giovane di paese» che «ha speso bene i suoi talenti». Festa coi compaesani, gli unici forestieri son gli amici del Campanile, onorevoli e senatori, amministratori e assessori, sindaci del Sannio. Ma ceppalonesi, soprattutto. A mangiare e bere in piazza, «paga Mastella» annunciano allegri alle botti della Guardiense, premiata cantina sociale di Guardia Sanframondi; «abbiamo ammazzato 12 maiali» sorride Franco Trusio segretario regionale organizzativo dell’Udeur, mentre dalle griglie si levano fumi e profumi d'arrosto; e poi il chiosco dei «ciurilli», i fiori di zucca fritti. Sul fondo della piazza, un trionfo di torta della premiata pasticceria Goglia di Casal di Principe: due metri per tre, 150 chili di pan di spagna, crema, e cioccolato. Sui sei metri quadrati di glassa spiccano il Campanile 2006 e lo Scudocrociato 1976, a coronar la dedica: «Clemente Mastella, trent'anni con la gente».
Gran festa organizzata dal suo partito, ma ideata e voluta dalla moglie presidente, Sandra Lonardo, che mentre la piccola orchestra del San Carlo di Napoli, nel cortile del municipio, intona la danza ungherese di Brahms, rievoca «quella notte interminabile» del giugno '76, con l'elezione inaspettata e contro ogni previsione, «ma giunsero 300 voti da un paesino e fecero scattare il seggio per Clemente». E poi subito Ciriaco De Mita che telefonò: «Posso parlare con l'onorevole Mastella»? Già, De Mita... I rapporti tra maestro ed allievo si sono interrotti da tempo, «lui è come i professori che vorrebbero gli allievi, assistenti di cattedra per sempre» dice Mastella che però nutre ancora deferenza per De Mita, se nominato Guardasigilli gli ha telefonato subito.
Scorre il vino, sfrigolano salsicce e costolette, dopo l'orchestra è la volta di Bobby Solo sul grande palco in piazza. Anche il vecchio e premiato cantante, è qui accontentandosi «solo del gettone di presenza». E quando intona «da una lacrima sul viso», gli occhi di Mastella si fanno ancor più lucidi mentre stringe la targa d'argento che Concetta Tranfa - la vicesindaca forzista, con la quale ha strappato il municipio ai Ds - gli ha consegnato a nome della cittadinanza. V'aspettate che rimpianga qualcosa, il sodalizio con Pierferdinando Casini nel Ccd o il ministero del Lavoro con Silvio Berlusconi? O che si penta del ribaltone con Francesco Cossiga nel '98? Insomma, c'è qualcosa di questi trent'anni che non rifarebbe? «Se le ho fatte, è perché ci credevo. Dunque come posso dire che non le rifarei?». Via, ministro, dev'esserci pure un errore di cui dolersi ancora amaramente. Finalmente ammette: «Non farei fare ad un altro il ministro al posto mio... Quella volta ho peccato di generosità».


Dunque è soltanto Totò Cardinale, forse anche Agazio Loiero, ad essergli rimasto per traverso. Per il resto, tutto bene. Trent'anni in Parlamento e non ne ha compiuti ancora sessanta, è un bel record. «Ora proverò a raggiungere Andreotti, ma è molto difficile». Bum!, su Ceppaloni continuano a piovere le stelle.

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