Era bella Alida Valli, proprio come Mata Hari. Ma era una spia? I servizi segreti americani, dopo aver accumulato documenti che la indicavano come collaboratrice retribuita di bande nazifasciste, in un dossier finale la «assolvono con formula piena», smontando lintero castello delle prove raccolte. E, soprattutto, spalancandole le porte degli Stati Uniti, dove lattrice -non più «minacciosa per la sicurezza del Paese» - doveva recarsi per onorare il contratto firmato con David O. Selznick, il potente magnate cinematografico, produttore che la voleva nella nuova pellicola di Alfred Hitchcock, «Il caso Paradine», a fianco di Gregory Peck. Dunque cosa ci resta in mano, oggi, oltre alla sorpresa e a un sapore un po amaro, di fronte a queste rivelazioni che tratteggiano i contorni di una figura contraddittoria, ben diversa dalla diva sorridente dai grandi occhi verdi, che eravamo abituati a conoscere? Rimangono le carte desecretate nel 2000 dagli archivi di Washington, finora inedite, tratte dalloblio dallo studioso Mario Josè Cereghino e ora pubblicate dal «Piccolo» di Trieste.
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