L'operazione simpatia lanciata da Piero Chiambretti riesce solo a metà. A sorridere senza sforzo, il tecnico del Napoli proprio non ce la fa. Il massimo che gli si riesce a strappare è un accenno di buon umore. Il ritratto dipinto al Chiambretti Night, in onda stasera, ci restituisce un Walter Mazzarri un po' meno "lamentino" del solito. Ingessato, quasi diplomatico. Mai sopra le righe.
«Dico sempre quello che penso», è il suo credo. Soprattutto nelle bollenti conferenze stampa. Forse per questo risulta a molti così antipatico. Ma per Mazzarri non è affatto un problema. «Non ci tengo a piacere agli altri. Non sono un ipocrita. Quelli troppo simpatici non li teme nessuno».
Non è il caso dell'allenatore di San Vincenzo. Con il suo Napoli dei miracoli sta mettendo paura al Milan del quasi compaesano Allegri. La sfida scudetto ha un retrogusto toscano e Chiambretti lo stuzzica sulla presunta rivalità con il tecnico rossonero. Prima dell'ultimo scontro furono scintille in conferenza stampa. Stavolta l'accalorato Mazzarri si fa freddo. «Io non avevo parlato di lui. Si facevano battute e io ho semplicemente risposto. Non lo conosco nemmeno».
Il duello con il Milan entra nel vivo, ma Mazzarri a Napoli non fa promesse. Semmai ricorda le premesse. «Con ancora 21 punti in palio può succedere di tutto. In bene, ma anche in negativo. Noi di certo proveremo ad andare il più in alto possibile. Ma se penso a quello che ci si aspettava ai nastri di partenza
».
La parola scudetto è tabù. Ma anche sull'ipotesi Juventus, Mazzarri non si sbottona. «Non mi faccia nemmeno la domanda», replica al conduttore. Poi però si tradisce quando gli riportano una frase di Beppe Marotta, dg della Juventus e suo ex compagno di avventura alla Samp. «Ha detto che costruirmi le squadre è difficile? Già, perché non era abituato a lavorare con un allenatore che gioca a tre in difesa. Ora lo sa e se dovessimo lavorare ancora insieme saprebbe come accontentarmi». Ahi, ahi, lapsus freudiano?
Forse sì, forse no. Mazzarri torna serio quando lo accusano di lamentarsi troppo. «Al limite sarebbe giusto dire che io protesto troppo. Anche se poi non sono un allenatore che viene espulso spesso. Di certo le mosche sul naso non me le faccio mettere da nessuno».
Intanto Napoli canta con tre tenori d'eccezione, come Chiambretti ha definito il trio Lavezzi-Hamsik-Cavani. Mazzarri, da buon direttore, ci tiene però a far risaltare il lavoro di tutta l'orchestra: «Se quei tre fanno quello che fanno è per merito anche del resto della squadra».
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