Mediaset va al Tar: bloccate la par condicio

Fede: mi scuserò e d’ora in poi mostrerò molte foto di Prodi

Gian Maria De Francesco

da Roma

Mediaset ha presentato ricorso al Tar per chiedere l’immediata sospensiva dell’atto di indirizzo approvato mercoledì scorso dall’Authority tlc e riguardante l’applicazione della par condicio nei periodi preelettorali.
La decisione del gruppo presieduto da Fedele Confalonieri ha rappresentato il momento culminante di una giornata densa di avvenimenti sul fronte dell’applicazione delle norme che regolano la parità di trattamento in tv per i soggetti politici impegnati in campagna elettorale. Il consiglio di amministrazione della Rai, sempre ieri, ha deciso di non anticipare l’applicazione della par condicio al periodo preelettorale, mentre l’Authority tlc ha sanzionato il Tg4 e la trasmissione Ballarò per la violazione dei principi di imparzialità dell’informazione.
Cologno contro Roma. Il ricorso di Mediaset contro l’atto di indirizzo dell’Authority si basa su «gravi motivi formali e di merito». In primo luogo, secondo il gruppo editoriale, la delibera dell’Autorità anticiperebbe de facto l’entrata in vigore della par condicio intervenendo «in materia oggetto di riserva di legge». In seconda battuta, l’atto viene considerato «discriminatorio» nei confronti di Mediaset perché tenuta ad adeguarsi immediatamente alla norma, mentre la Rai vi dovrà sottostare dall’11 febbraio. In pratica l’editore di Canale 5, Italia 1 e Rete 4 considera quello dell’Authority un intervento ad personam che limita «la libertà e la professionalità» dei giornalisti e dei conduttori. Mediaset rispetterà comunque l’equilibrio informativo e tutte le leggi dello Stato.
Le reazioni del premier. La mossa di Cologno Monzese ha riscosso l’approvazione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, azionista di riferimento di Mediaset tramite Fininvest. «Ho letto delle affermazioni che non stanno né in cielo né in terra - ha detto Berlusconi - e quindi credo che Mediaset abbia fatto bene a fare il ricorso». Secondo il premier, è la stessa par condicio a configurarsi come «una legge illiberale» e «pretendere che sia applicata nei termini previsti dalla legge fuori dai periodi che la stessa legge considera, penso che sia una forzatura assolutamente inaccettabile». Berlusconi ha anche colto l’occasione per ribattere gli attacchi del centrosinistra riguardanti le sue recenti apparizioni televisive. «Vedo dai dati che ho che ci sono protagonisti della sinistra che sono scatenati e hanno occupato tutto - ha affermato -, io non solo sono in credito per questi quattro anni e mezzo di governo, ma sono addirittura in credito per queste tre settimane perché svolgo le tre funzioni che a sinistra sono svolte dalla somma di D’Alema, Prodi e Fassino». E conclude con una citazione: «Lenin affermava che la verità è ciò che è utile al partito. Non è cambiato nulla. Hanno sempre la capacità di cambiare le carte in tavola».
Lo stop della Rai. Il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini ha approvato una delibera, presentata dai consiglieri di centrodestra (Bianchi Clerici, Malgieri, Petroni, Staderini e Urbani), che prevede l’applicazione della par condicio a partire dalla convocazione dei comizi elettorali. Nel frattempo presidente e direttore generale dovranno vigilare sull’applicazione delle normative vigenti. Bocciata una delibera analoga del presidente Petruccioli che avrebbe reso immediatamente efficace la norma, come auspicato dal capo dello Stato Ciampi. I moniti del presidente della Repubblica, sottolineano i consiglieri di centrodestra in una nota, sono stati rispettati, ma non ci si poteva sovrapporre al Parlamento su una materia coperta da riserva di legge. Insomma, è stato applicato lo stesso principio che ha ispirato il ricorso Mediaset e che l’altroieri aveva provocato le dimissioni del relatore di centrodestra dell’atto dell’Authority, Giancarlo Innocenzi. Il cda ha rinviato alla prossima settimana l’esame del caso Vespa. Il giornalista, non più dipendente della Rai, è in predicato di condurre i «faccia a faccia» elettorali nonostante la Vigilanza abbia previsto che a farlo siano giornalisti dell’azienda.
Fede e Floris. Il direttore del Tg4 e il conduttore di Ballarò sono stati sanzionati dell’Authority tlc. Emilio Fede, secondo i commissari, non ha rispettato i principi di imparzialità attribuendo netta prevalenza al presidente del Consiglio e al governo nelle sue trasmissioni. Pronta la replica del direttore: «Trasmetterò ora tante foto di Prodi chiedendo scusa ai telespettatori».

Il messaggio riparatorio imposto dall’Autorità sarà invece letto con un cartello al collo come già accaduto a giugno 2004. Ballarò, invece, sarà invece tenuta a rispettare il ripristino della parità di trattamento per la Lega Nord e per la Lista Pannella-Associazione Luca Coscioni.

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