Si considerò un angelo venuto in terra a salvare i bambini dalla tirannia degli adulti. Però si sbarazzò in fasce del suo unico figlio, lasciandolo in mani altrui per lunghi anni. Cadde nella stessa contraddizione del suo amato J. J. Rousseau, preteso pedagogo illuminato, che senza rimorsi rinchiuse in brefotrofio i cinque figli. Ciò che la differenziò dal ginevrino, fu che ella soffrì per il suo gesto e alla fine si riscattò.
Tutti gli 82 anni di vita della grande marchigiana ebbero limpronta delleccezionalità. Nipote dellabate Antonio Stoppani, il naturalista autore del Bel Paese, ne ereditò il gusto dellindagine sperimentale. A cinque anni si trasferì con la famiglia a Roma dal paesino dellanconetano dove era nata lanno di Porta Pia. Il padre era collaboratore di Quintino Sella alle Finanze. La madre, Renilde Stoppani, una cattolica liberale, aperta e colta. La bimba, figlia unica, crebbe molto consapevole di sé. Sentiva di avere una missione da compiere. Quando a dieci anni si ammalò, disse alla madre in ansia: «Non temere. Non posso morire. Ho troppo da fare». Così almeno racconta la leggenda che avviluppa tutta la sua vita. La alimentò lei stessa, con esagerazioni e sapienti silenzi, e più di lei i seguaci idolatranti di ogni parte del mondo.
Il padre laveva destinata allinsegnamento, unaspirazione davanguardia per una donna di allora. Ma la ragazza andò oltre, decidendo di frequentare medicina. Pretesa inaudita, poiché la facoltà era preclusa alle donne. Tanto insisté che vinse ogni resistenza. Forse lappoggio della massoneria, di cui il babbo era adepto, laiutò a ottenere liscrizione. Fu lunica gonnella dellintera facoltà romana. Il padre doveva accompagnarla alluniversità, perché le donne non potevano andarci da sole. Cominciò anche a fumare per coprire lodore dei cadaveri nelle esercitazioni di anatomia.
Si laureò brillantemente. I giornali si buttarono sullevento eccezionale di una «medichessa chirurga». LIllustrazione popolare le dedicò la foto di copertina in cui la bella ventiseienne appare in posa elegante, il seno generoso, lenorme crocchia sulla capigliatura folta. Unimmagine molto diversa da quella universalmente nota, già anziana, con unaureola di capelli bianchi e unaria alla Rita Levi Montalcini. Fu il primo passo verso unincredibile popolarità.
Erano gli anni del positivismo che spingeva i medici a occuparsi di devianze mentali. Lombroso faceva scuola. La neolaureata puntò lattenzione sui bambini ritardati. Ne sostenne leducazione separata dai fanciulli normali, ma nel rispetto della personalità naturale che, guidata, li avrebbe sottratti alle cattive inclinazioni. Il metodo piacque al ministro dellIstruzione che le affidò la direzione dellIstituto ortofrenico di Roma.
Qui, avvenne lincontro fatale. Ricercatore di punta dellIstituto era Giuseppe Montesano, medico di Potenza di due anni più grande della neodirettrice. Allimmediata affinità scientifica, subentrò lamore e, per li rami, la nascita inattesa di un figlio. Il resto è nelle brume. Sta di fatto che i due si trovarono daccordo sul nome del bebè, Mario, di tacerne con tutti lesistenza e di affidarlo a una famiglia nota solo a loro. En passant, esclusero di sposarsi per non ostacolare le reciproche ambizioni di carriera. Uneccellente premessa di rottura. Giunse puntualmente due anni dopo, anche per rivalità professionali. Consumato laddio, la ragazza madre giacque tre giorni sul pavimento, immobile, senza mangiare, né bere, né parlare. Poi cominciò a vestirsi sempre di nero, come per un lutto eterno. Divenne sessuofobica e antimaschilista. Considerò luomo «padrone in senso barbaro della vita sessuale», un bruto che facendo lamore «fa una ferita alla donna e impunito si allontana».
Leffetto maggiore però fu il cambio dei suoi interessi dai bambini ritardati a quelli normali. Qui elaborò un metodo educativo che ebbe fulminea diffusione nel mondo. Consisteva nel lasciare al fanciullo libera esplicazione delle sue facoltà. Linsegnante doveva fare un passo indietro, evitando di proporre il modello adulto allallievo. Toccava al bimbo scoprire da sé il mondo attraverso i sensi. Gli occhi bendati, il fanciullo doveva distinguere al tatto una carta liscia da una smerigliata, con lodorato riconoscere il profumo di vari fiori e impararne il nome, eccetera. Il tutto condito da una vaga aura di pacifismo e armonia universale.
Il successo per lideatrice fu senza confini. Considerata ovunque una quasi profetessa, prolungò i soggiorni allestero. Alla fine abbandonò lItalia, non prima però di avere preso con sé, ormai quindicenne, il figlio Mario col quale strinse un rapporto simbiotico. Visse in Usa, in Spagna, in India (onorata da Gandhi e Tagore), in Olanda dove morì. Mario creò una milizia, i «Masnadieri per il Bene», in difesa della madre e del metodo.
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