Megaspot della Rai per Prodi, la Cdl si appella a Napolitano

Accuse di Forza Italia per il presenzialismo del premier e l’assenza degli esponenti del Polo nel giorno del silenzio elettorale. Il Professore, in occasione della Conferenza sulla famiglia conia promesse elettorali sulla destinazione del "tesoretto"

Megaspot della Rai per Prodi, la Cdl si appella a Napolitano

Roma -Romano Prodi «ignora il silenzio elettorale». Mentre la tv pubblica «tappa la bocca all’opposizione». Alla vigilia del voto per le amministrative esplode la rabbia di Forza Italia e di tutto il centrodestra che insorge contro la sovraesposizione mediatica del presidente del Consiglio, in occasione della Conferenza sulla famiglia. Un appuntamento in cui il Professore conia promesse elettorali sulla destinazione del «tesoretto», ampiamente riprese dal Tg1 ma anche da altre testate. Il tutto nel giorno in cui, secondo la prassi, dovrebbe calare il sipario sulla propaganda pre-voto. Una violazione evidente delle regole che spinge la Cdl a invocare un intervento dello stesso Capo dello Stato. E che fa pronunciare a Silvio Berlusconi, avvicinato dai giornalisti in serata a Rapallo, una battuta con un destinatario chiaro. «Io voglio rispettare la regola del silenzio. Voglio rimanere nel privato totale. Non voglio parlare perché sono un uomo pubblico e qualunque parola può essere intesa come un messaggio».
Il resto del partito di via dell’Umiltà, invece, parla eccome. E lo fa per protestare contro la violazione commessa da Romano Prodi. Il primo ad aprire le ostilità è il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti. «Prodi - afferma - si traveste da Babbo Natale per promettere doni ad anziani, bambini e famiglie. Solo che oggi non è la vigilia di Natale, ma la vigilia delle elezioni amministrative. Per Prodi non vale la regola del silenzio?». A stretto giro di posta la stessa denuncia viene rilanciata anche dal coordinatore del partito, Sandro Bondi, che chiama in causa Giorgio Napolitano come «garante». «Viviamo in uno dei momenti più foschi della vita del nostro Paese, in cui pare non esservi più alcun rispetto delle regole fondamentali della democrazia. Quando il capo del governo infrange in modo consapevole e premeditato il silenzio pre-elettorale e quando il servizio pubblico televisivo riduce al silenzio la doverosa protesta dell’opposizione vuol dire che non vi è più in questo Paese alcuna tutela dei diritti democratici, se non, in ultimo, nel ruolo di suprema garanzia dei vertici delle istituzioni e del capo dello Stato».
Un appello, quello rivolto al Quirinale, ripreso dal vice di Bondi, Fabrizio Cicchitto: «Una così plateale e clamorosa violazione della legge richiederebbe un intervento ad alto livello istituzionale. Ricordiamo che per molto meno nei confronti di Berlusconi fu sollevato uno scandalo. Questa volta attraverso la tv di Stato si realizza un pesantissimo vulnus alla parità tra le forze politiche». Giorgio Lainati, capogruppo in commissione Vigilanza Rai, punta il dito contro «il Tg1 che cancella i rappresentanti di oltre venti milioni di italiani. In Italia la regola del silenzio nel giorno che precede un turno elettorale vale solo per il governo del centrodestra non per quello della sinistra che si autocelebra regalandosi una passerella per i telegiornali per Prodi e diversi suoi ministri. Ma la palma d’oro per l’informazione più prodiana di tutti se l’è aggiudicata ancora una volta il Tg1 che - dice Lainati - ha fatto fare a Prodi e ai suoi un megaspot preelettorale».
Più sfumata la posizione dell’Udc che con Francesco Pionati opera un distinguo tra il comportamento di Prodi e quello del Tg1, testata in cui ha lavorato per anni. «La credibilità di Prodi è pressoché nulla. Difficile quindi che appelli, promesse e mezzucci in violazione della par condicio servano a qualcosa. I giornalisti del servizio pubblico, invece, fanno solo il loro dovere». Per An è Mario Landolfi a farsi portatore della protesta. «La scorrettezza di Prodi è pari solo alla sua disperazione» sostiene il presidente della Vigilanza Rai. «Il premier si è ormai reso conto della crisi di progettualità e consensi che caratterizza il suo governo.

Per questo utilizza persino la vigilia di un importante test elettorale, giornata solitamente destinata alla pausa di riflessione, per vendere merce avariata, come le sue irrealizzabili promesse. Mi chiedo cosa sarebbe accaduto a parti invertite».

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