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La Melandri scoppia in lacrime Poi nega: «Piango per cose serie»

La commozione del ministro vista in tv, ma il suo staff si affretta a smentire: «Non fatele fare la figura della donnetta». E lei si «vergogna»: «Io sono una donna tosta...»

nostro inviato a Cardiff

Nel giorno della sconfitta dolorosa, il ministro Giovanna Melandri in lacrime, inchiodata dalla immagini della diretta tv, è diventato un curioso giallo. La notizia sarebbe passata inosservata se non fosse seguito al lancio di agenzia, una sorta di psicodramma da parte dello staff del ministro, pronti a suggerire e dettare le smentite all'agenzia. Non sapevano che c'era la tv a documentare quel momento.
«La fate passare come una donnetta» la spiegazione informale scodellata ai media e ai microfoni attraverso i quali sono state dettate le smentite ufficiali. Una, dieci, cento smentite. Ma perché? «Io sono una donna tosta, piango per cose serie» le parole del ministro, ancora con i lucciconi e perciò tradita da una tenerissima emozione che le avrebbe solo fatto onore, in quel contesto. E invece no, il ministro non può piangere per euro 2012 che vola verso Kiev e Varsavia invece che inondare le nostre città di grandi opportunità e di un affare del valore di 5 miliardi di euro. Nel fuoco incrociato di smentite e di repliche inviperite di alcuni cronisti sportivi, si è sfiorato persino l'incidente diplomatico. Mezz'ora dopo, quando il giallo delle lacrime, negate con decisione, si è sciolto, Giovanna Melandri ha cominciato a chiedere conto delle prime reazioni politiche sul fronte interno e ha capito al volo che la polemica si è fatta rovente. Nessuno potrà cavarsela con una semplice analisi di quel risultato umiliante, 8 a 4 per Ucraina e Polonia. Nel frattempo ha preso a parare i colpi. «La riforma del mondo del calcio e il piano per ammodernare gli stadi non si fermano qui a Cardiff: avremo la forza per andare avanti» è stata la promessa solenne della signora Melandri dinanzi alla delegazione tricolore, ammutolita, allo sbando. «Il governo ha fatto il suo dovere, l'Uefa ha compiuto una scelta politica che intende offrire delle chances ai paesi di recente ingresso nell'area europea, dobbiamo portare rispetto ai vincitori anche se dentro ciascuno di noi restano l'amarezza e la delusione»» è stato il suo invito rivolto ai dirigenti del calcio. Seguito da una riflessione che può aiutare a capire meglio quel che è accaduto a Cardiff. «È stata una scelta di politica-politica».
Come dire che il calcio e tutti gli altri fattori tradizionali sono stati lasciati fuori dall'uscio della City Hall, l'austera sede del municipio gallese dove è avvenuto il ribaltone. Prima di lasciare Cardiff, inseguita dal tormentone («ma ha pianto o no il ministro?»), Giovanna Melandri ha provato a dare un colpo di reni. «Vorrà dire che ci impegneremo per vincerli sul campo questi europei» la frase che non ha sortito un grande effetto.

Abete, Donadoni e i loro azzurri devono ancora conquistare l'accesso ai prossimi europei, inseguendo Scozia, Ucraina e Francia, figurarsi se possono pensare al 2012.

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