Roma

Una Melato dal cuore d’oro

Il primo allestimento italiano de L’anima buona del Sezuan di Bertolt Brecht risale al 1958 e fu ovviamente Giorgio Strehler, massimo regista brechtiano delle nostre scene, a firmarla. Il maestro triestino riprese poi questa «parabola drammatica» pervasa da profondi disincanto e amarezza ventitré anni dopo, traducendola in uno spettacolo storico del Piccolo di Milano che vedeva Andrea Jonasson ricoprire il doppio, antitetico, ruolo di Shen-Te e Shui-Ta. Ovverosia, la parte ingenua e benevola del mondo e quella (opposta ma complementare) malvagia e autoritaria.
Adesso spetta a una grande interprete come Mariangela Melato cimentarsi in questa non facile sfida e ridare palpitante verità artistica a un personaggio/simbolo che ancora oggi - e forse tanto più oggi - sa parlare all’uomo contemporaneo con straordinario vigore.
D’altronde è proprio nell’incontrovertibile attualità del testo che Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani - traduttori e registi - hanno trovato la spinta propulsiva per metterne a segno una rilettura fedele (non scevra quindi dagli obbligati snodi di teatro epico propri della drammaturgia brechtiana) e al contempo nuova, perfettamente consona ai gravi problemi di stabilità economica e di crisi sociale che stiamo vivendo.
Brecht scrisse L’anima buona del Sezuan negli anni Trenta, anche se la composizione dell’opera lo impegnò in verità quasi venticinque anni (dal ’27 al ’52): i suoi appunti ricoprono questo lungo periodo di forti cambiamenti storici restituendo le inquietudini e il disagio dell’intellettuale di fronte al coevo decadimento della Morale.
Pensando dunque ad una sorta di favola educativa sul Bene e sul Male, il drammaturgo tedesco immagina qui - siamo in un’esotica e fantastica Cina, scossa però da significativi conflitti sociali - che tre Dei scendano sulla Terra per cercare un’anima buona. Accolti soltanto dalla povera prostituta Shen-Te essi la ricompensano con generosità e la ragazza decide di abbandonare il suo vecchio mestiere per aprire una tabaccheria. Ma tutti iniziano ad approfittarsi della sua generosità e allora ella ogni tanto sparisce per lasciare che a curarle gli affari sia il risoluto e perfido cugino Shui-Ta. «L’amore è impossibile - si legge nel testo -. Costa troppo, oggi, l’amore. Ma che mondo è, un mondo fatto così?» Domanda che sembra scritta per noi, per questo millennio materialista e privo di poesia. Tanto più che lo spettacolo di Bruni e De Capitani, prodotto dallo Stabile di Genova e atteso all’Argentina per questa sera, è ambientato «nella Cina delle frenetiche mutazioni epocali degli anni attuali. La Cina dei templi e dei grattacieli». Insieme con la Melato - già molto apprezzata da pubblico e critica - recitano, tra gi altri, Marco Avogadro, Orietta Notari, Roberto Alighieri, Gianluca Gobbi. Da non perdere.
Repliche fino al 17 maggio. Info: 06.

684000311.

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