Meno consulenze e nomine di qualità: il modello ligure

(...) cento di consulenze assegnate e, da questo punto di vista, si gioca ai decimali la palma della regione più virtuosa con le Marche. In discesa rapida anche la spesa per consulenze: meno 9,88 per cento, per un risparmio di 32 milioni di euro, mica bruscolini.
Siamo sempre stati convinti che, insieme a consulenti che sono davvero indispensabili agli enti locali e costituiscono in realtà un risparmio, visto che permettono di esternalizzare funzioni che un tempo richiedevano assunzioni ad hoc, ce ne sono alcuni che non hanno alcuna ragion d’essere. Nel governo, in Regione e ovunque. L’idea che anche solo un centesimo pubblico vada a foraggiare certa gente, la cui unica ideologia è Franza o Spagna purchè se magna, è francamente inquietante. Proprio per questo, abbiamo ingaggiato una lunga battaglia - prima con la rubrica Carissimi consulenti del battagliero Matteo Rosso, poi con La carovana degli sprechi insieme allo stesso Rosso, all’insostituibile Gianni Plinio, a Michele Scandroglio e a Giorgio Bornacin - e la nostra vittoria è stata la fortissima riduzione (l’annullamento, dice lui, ma come al solito esagera) delle consulenze della Regione da parte di Claudio Burlando. Che non ci è mai piaciuto così tanto come in questa occasione.
La seconda buona notizia è l’atteggiamento di Sandro Biasotti nei confronti delle nomine regionali. Il candidato premier del centrodestra ci ha dato l’ennesimo motivo per sostenerne la candidatura, spiegando che non gli interessa il colore della maglietta di chi nominerà, a partire dai medici, ma le loro capacità. Parole perfette: non mi interessa se chi impugna il bisturi che mi opera è comunista, mi interessa che sappia usare il bisturi. E, viceversa, se uno è un incapace, ma è di centrodestra, il punto centrale mi sembra il fatto che sia incapace, non che è di centrodestra.
Sono anche parole che, ovviamente, vanno interpretate nel migliore dei modi. Il centrodestra non deve nemmeno ricascare nell’errore già fatto in passato di mortificare i suoi uomini più capaci solo perchè sono colpevoli di avere idee moderate e non di sinistra. Invece, negli scorsi anni, a livello centrale e regionale, abbiamo visto governanti del Pdl in preda a una sorta di sindrome di Stoccolma nei confronti di chi la pensava in modo diametralmente opposto, proni al politicamente corretto. E, ovviamente, fatta salva la prima sacrosanta metà del discorso, è auspicabile che questo non accada mai più.
Diverso, invece, è l’apprezzamento per chi - anche nel campo avverso - lavora bene. Penso, ad esempio, a Franco Bonanini, presidente dell’Ente Parco Cinque Terre. È il primo dei non eletti all’Europarlamento per il Pd, verissimo. È in ottimi rapporti con Claudio Burlando, che lo vorrebbe come assessore, verissimo. Ma è altrettanto vero che ha fatto del suo territorio un modello di successo unico al mondo: moltissimo è merito del territorio, parecchio è anche merito suo. E Biasotti ha dimostrato lungimiranza spiegando: «Ho espresso il mio gradimento alla sua riconferma. Pur essendo di una parte politica diversa dalla mia, ha dimostrato competenza. Occorre premiare chi lavora nell’interesse della Liguria».
Un altro che viene dal Pd, ma che - quando riesce a dimenticarselo (purtroppo, ogni tanto, gli scatta il riflesso condizionato) - lavora bene è Luigi Merlo, presidente dell’Autorità Portuale di Genova.
Governare il Porto è un’impresa da pazzi.

Lui ci mette la giusta dose di educazione e di umanità che aiuta molto. Certo, non al punto di risolvere tutti i problemi, anzi. Ma quella è roba da miracolo. Più che San Giorgio (palazzo), servirebbe San Giorgio (santo).

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