Mercati 2010, una nuova bolla? «La Borsa non corre questo rischio»

Già il titolo - «The year of living cautiously» - è di per sé sintesi efficacissima di quanto dobbiamo aspettarci quest’anno e, soprattutto, di come dovremo comportarci. Cautela d’obbligo, dunque, come prima raccomandazione contenuta nell’Outlook 2010 presentato ieri da Unicredit.
Marco Annunziata, che del gruppo bancario è il capo economista, sposa infatti le parole sull’evoluzione del quadro congiunturale pronunciate a turno da governi, banche centrali e organismi internazionali: «Sarà un anno di crescita solo moderata: la ripresa registrata nel 2009 è stata legata a fattori di sostegno temporaneo che vanno esaurendosi, mentre i segnali di crescita “endogena” restano deboli». Inevitabile, col venire meno del sostegno degli stimoli statali («Mancano i fondi per nuove politiche espansive»), con il processo di normalizzazione delle scorte ormai giunto a maturazione e con l’export destinato a stabilizzarsi dopo i picchi più recenti («La Cina valuta misure di raffreddamento della crescita. E, comunque, per l’Ue le esportazioni fuori dall’Europa contano poco»). Il ritmo della recovery, infatti, è da andamento lento: Eurolandia dovrà accontentarsi di un’espansione dello 0,9% nel 2010 e dell’1,3% nel 2011; l’Italia sarà sotto media: +0,5% quest’anno, +1% il prossimo. Annunziata mette in conto almeno 4-5 anni prima che il nostro Paese possa tornare ai livelli precedenti la recessione, «a meno che la crescita non sia del 2-3%».
Tassi di sviluppo così flebili riconducono agli scarsi margini di manovra concessi all’Italia a causa dell’elevato stock di debito, «anche se il mercato ha apprezzato le scelte del governo», e rimanda «ai problemi strutturali del Paese, indipendenti dalla crisi: la rigidità del mercato del lavoro, il rinvio delle riforme, i bassi investimenti in ricerca e sviluppo». L’Italia può tuttavia contare su tre elementi di forza, dice Annunziata: il basso indebitamento delle famiglie; il minor impatto della crisi sul mercato del lavoro; la capacità delle piccole e medie imprese, attraverso l’innovazione, di scavarsi nicchie di mercato.
Strettamente legato alla ripresa sarà inoltre il cammino della Borsa. Difficile la riproposizione del copione recitato dai listini nel 2009. «All’inizio andava tutto giù - spiega il chief economist di Unicredit - e si aprivano scenari apocalittici, prefigurando una seconda Grande depressione. Ci si dimenticava, però, che la crisi 2008-2009 partiva da livelli di reddito molto più alti rispetto agli anni ’30. Poi, da marzo, tutto è altrettanto compattamente risalito. Ora si assisterà a una sempre maggiore differenziazione. Spazi per un ulteriore aumento delle quotazioni - prosegue Annunziata - ci sono ancora, ma in maniera moderata». Tra i comparti potenzialmente più attraenti, quello delle materie prime che potrebbe sfruttare il ritorno dei prezzi del petrolio «a 100 dollari nel 2011 per effetto delle crescita dei Paesi emergenti e per la normalizzazione dell’economia Usa». Annunziata non vede il pericolo di una nuova bolla speculativa. «Prima la leva finanziaria era enorme, ora no perché nessuna controparte permette di prendere quei livelli di rischio. Siamo lontani dal riproporsi dei rischi visti prima. Chi fa oggi operazioni over-the-counter le fa a ragion veduta, con una corretta valutazione dei rischi».

Per il mercato obbligazionario sarà invece «un anno difficile» perché le banche centrali, anche se avvieranno l’exit strategy prima dei governi, «non hanno nessuna fretta ad alzare i tassi». Un aumento dei rendimenti a breve è collocabile nella seconda metà dell’anno.

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