da Milano
«Se non si cambia, non si cresce, si muore». Con queste parole Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi, ha ieri tolto il velo al piano industriale che candida il gruppo a diventare il terzo polo bancario italiano. Prima lintegrazione con Antonveneta, poi la vendita di 115 filiali e un taglio di 1.700 dipendenti, infine la fusione tra Banca Agricola Mantovana e Banca Antonveneta. Sono questi i pilastri attorno a cui ruota il piano della più antica banca del mondo. Una strategia che, da qui al 2011, secondo il direttore generale Antonio Vigni, permetterà al gruppo di raggiungere un utile netto di 2,2 miliardi, con un tasso di crescita del 10,5%, un Roe (redditività del capitale) atteso del 12,8%.
«Obiettivi aggressivi ma credibili», li definisce lanalista di una primaria sim milanese secondo cui le sinergie indicate dal gruppo sono realistiche. Mps ne prevede per 732 milioni a fronte di oneri di integrazione per 577 milioni. Una strategia che la Borsa ha accolto positivamente, anche se senza fuochi di artificio: Mps ha guadagnato il 3,8% a 2,91 euro, in linea con il settore bancario europeo salito del 3,4%. La cautela dei mercati resta legata al via libera della Banca dItalia.
Nonostante sia Vigni che Mussari si siano detti «fiduciosi», Palazzo Koch deve ancora pronunciarsi sulloperazione. E va detto che fonti vicine al dossier si aspettano una risposta a breve «entro qualche settimana» e confermano che «il dialogo aperto con le istituzioni lascia ben sperare». Mentre Mussari ha parlato di unintegrazione che può avvenire entro marzo. Svelando che laccordo con il venditore Santander prevede il pagamento entro il prossimo settembre.
Sotto la lente di Banca Italia ci sarebbero gli indici di solidità patrimoniale. Il boccone Antonveneta, costato 9 miliardi quando Mps capitalizza 8,8 potrebbe richiedere una lunga digestione. Un problema che a Siena conoscevano bene anche prima di lanciarsi in questa avventura, ma il timore di rimanere indietro rispetto alle grandi fusioni che hanno coinvolto Unicredit e Intesa Sanpaolo ha prevalso.
Mussari non si è comunque tirato indietro e, con sincerità, ha pure detto che «abbiamo comprato una banca retail un po ammaccata, con dei problemi, una banca simile a noi». Aggiungendo che «se non andiamo bene, andiamo a casa». E ha cercato di fare chiarezza sulla questione patrimonio. Nonostante il difficile momento dei mercati, Mps finanzierà loperazione grazie ad un aumento di capitale da 5 miliardi che può salire fino a 6 miliardi, la vendita di 2 miliardi di attività e unemissione subordinata per altri 2 miliardi. Così la banca senese punta a raggiungere un Tier1 2008 (indice di solidità patrimoniale) intorno al 6,5% per superare il 7% solo nel 2011. Un risultato considerato sì sufficiente, ma a essere pignoli non da «primi della classe»: Unicredit e Intesa dovrebbero vantare indici di solidità patrimoniale vicini all8%.
Insomma, apprezzati gli intenti e la strategia di Mps, loperazione appare un po tirata sotto laspetto patrimoniale. Lo aveva già evidenziato Standard & Poors quando allindomani dellannuncio di acquisto di Antonveneta aveva rivisto le prospettive di Mps da positive a negative confermando il giudizio A sui crediti a lungo termine e A-1 su quelli a breve. Intanto gli azionisti Mps si potranno accontentare del dividendo.
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