Messina al voto, Fini gela l’ottimismo di Prodi

Sì alla proposta Prestigiacomo sulle quota rosa: «Bisogna approvare la legge»

Emanuela Fontana

da Roma

Le quasi due dozzine di liste non significano che nella Cdl ci sia una spaccatura. Il voto siciliano di Messina, dove domani e lunedì si eleggono sindaco e consiglieri comunali, «è un voto amministrativo e come tale va giudicato», premette Gianfranco Fini. Ma è «un po’ avventata» la dichiarazione di Romano Prodi quando «ha detto che il suo candidato vincerà il primo turno».
Come Berlusconi, il vicepremier ieri era a Messina. Una trasferta organizzata per sostenere sul campo il candidato Luigi Ragno, appoggiato da 21 liste. Il leader di An e ministro degli Esteri è volato in Sicilia soprattutto nella prima veste, anche se la risposta forse più attesa era il commento sulla proposta di leadership di Fini in Italia avanzata dall’Economist. Chi si aspettava una sfumatura di lusinga è rimasto deluso: «Sono abituato a stare con i piedi per terra e a lavorare giorno per giorno. Non mi inorgoglisco quando vengo elogiato e non mi deprimo quando vengo criticato». Prima di addentrarsi nell’analisi della situazione siciliana, Fini ha risposto volentieri a una domanda su un tema che gli sta a cuore, quello sulle quote rosa: «Bisogna fare in modo che la legge sia approvata», ha precisato in riferimento al progetto di legge presentato dal ministro Stefania Prestigiacomo.
Il vicepremier ha partecipato a una manifestazione in sostegno del candidato della Cdl Luigi Ragno, in una città dove a partire da questa notte i funzionari sono stati sottoposti a un lavoro immane: rifare completamente la scheda elettorale perché i candidati sono cinque e non più sei. Il Tar di Catania ha infatti definitivamente escluso il Nuovo Psi dalla corsa elettorale.
A proposito dell’abbondanza di simboli sulla scheda messinese, il leader di Alleanza Nazionale ha precisato: «Il fatto che ci siano tante liste e tanti candidati è certamente il segnale di una volontà di grande partecipazione della città. È evidente che noi della Casa delle libertà, e men che meno di Alleanza Nazionale, non dobbiamo abbassare lo sguardo quando incontriamo l’avversario».
Non scherza a numero di liste presentate per queste comunali neanche l’Unione, che mette in campo 12 simboli per sostenere il candidato Francantonio Genovese. Ma il banco di prova messinese servirà anche per valutare, in prospettiva delle regionali del 2006, la forza e il peso degli autonomisti dell’esule Udc Raffaele Lombardo e in generale del «terzo polo» siciliano, di cui fa parte un altro ex, in questo caso di An, l’europarlamentare Nello Musumeci, di Alleanza Siciliana.
Delle regionali per il momento Fini invece non vuole parlare: «Ogni decisione spetta ai dirigenti locali di Alleanza Nazionale. L’autonomia è un valore irrinunciabile che deve essere praticato e non solo predicato». «Una bugia», gli ha risposto Musumeci dal comizio conclusivo.
«Sarei contrario a convergenze di tipo occasionale - ha poi chiarito il leader di An a proposito di possibili accordi con Mussolini e Rauti - che non fossero basate sulla condivisione di un programma». Ed è proprio il programma, ad avviso del vicepremier, il problema di Prodi e dell’Unione: «Bisogna vedere se sarà sottoscritto anche da Mastella e Bertinotti».

O da Alfonso Pecoraro Scanio, esponente dei «Verdi e che in Francia chiamano “cocomeri” perché sono verdi fuori e rossi dentro, più a sinistra di Bertinotti». Gli italiani «non credo possano avere nostalgia di Romano Prodi», ha quindi concluso Fini. Da quando questa squadra è al governo «l’Italia è più rispettata nel mondo».

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