Musei, mostre, librerie. Sono i luoghi ameni per consumare un pasto dellanima, come si conviene a chi vuole godersi non la Milano da bere, ma la città... da sapere. Non sono pochi i milanesi che seguono lesempio di Giulio Visconti, insegnante, 35 anni, che tra le mattutine ore di lezione e i consigli di classe al pomeriggio mette in mezzo il cibo della conoscenza.
«La mattina leggo il giornale e individuo levento che mi solletica. Dalle due alle tre si gustano meglio i dipinti, le sculture e i libri. E lora ideale per «divorarsi» la cultura. Poca gente, silenzio, più concentrazione». Questa è dunque lora dellarte culinaria dellintelletto meneghino, che a stomaco vuoto digerisce in leggerezza le bellezze apparecchiate dalla metropoli.
«A volte la barretta farmaceutica accompagna le mie passeggiate terapeutiche. Dovessi fare un appunto, direi che in città ci sono grandi luoghi dinteresse, ma forse mancano i piccoli ritrovi. La libreria di nicchia, la minimostra fatta anche solo di tre opere, il museo con una sola sala, come si può trovare a New York. Ma la città sforna molto e cose dal sapore allettante».
Le memorie del passato, ma anche le follie del presente sono una tavola ben imbandita sotto il Duomo. «Lalternativa a questo tipo di cultura è solo unaltra: la natura. Per cui i parchi con le loro piante, che dovrebbero essere strasformati in un giardino botanico. Dare un nome ai prodigi del verde è importante».
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