«Mi ritiro per costruire Fonopoli»

Inarrestabile, già. Se, per esempio, inizia a parlare dei giovani oppure, chessò, degli Ac/Dc, Renato Zero travasa nelle parole tutto il suo entusiasmo: «Sono fatto così, nella mia vita, non ho mezze misure, ho sempre dato a tutti un pezzo delle mie ali». Molti, in effetti, le hanno poi usate per volare, finalmente. Stasera, all’ora di cena, Canale 5 trasmetterà il meglio dei concerti in Piazza di Siena a Roma, quelli che hanno festeggiato i suoi sessant’anni con una strepitosa empatia del pubblico in platea e una sfilata sul palco di amici come Bocelli, Panariello, Carrà, Biondi, Mannoia e persino Carla Fracci. Il modo perfetto per salutare tutti. Salutare, già.
Scusi, Renato Zero, è stato il suo anno d’oro.
«Una bella conquista, sono soddisfatto».
Riassumiamo: il suo cd Presente festeggia le novanta settimane in classifica, su Facebook è una star, il suo canale su YouTube è tuttora tra le dieci pagine più visitate, dal 26 novembre ci sono cinque suoi dischi in download.
«Ma molti dei miei fan si sono ritrovati grazie alle mie canzoni, non hanno mica avuto bisogno di Facebook».
Adesso va pure in prima serata su Canale 5. Faccia lei.
«I risultati della mia storia sono il citofono attraverso il quale mi potete cercare. Io sono qui».
Però?
«Adesso potrei prendermi una vacanza di un anno».
Una vacanza?
«Per rifertilizzare la mia mente, farmi venire altra creatività, avere nuovi pensieri».
Sparirà dalla circolazione?
«No, non accantono le mie responsabilità».
Ad esempio?
«Il sindaco di Roma Alemanno mi ha dato la sua totale disponibilità per rilanciare il progetto di Fonopoli dopo quindici anni. Ha già fatto i suoi passi con gli assessori e c’è già una trattativa con un imprenditore che lo costruirebbe a proprie spese»:
Dove?
«A Roma lo chiamiamo il quadrante della Romanina. Io l’ho visitato, è vicino all’Università Tor Vergata, a Cinecittà e a una scuola di cinematografia. Una zona che pullula di giovani».
A giudicare dal web, la seguono in tanti.
«A molti sembra naturale che per questioni di età si “innamorino” di me. Ma ai concerti di Roma, di cui stasera trasmettono una selezione, ho incontrato facce mai viste, ragazzini di 14 anni e persone di 90».
E lei?
«E io mi sono commosso. Soprattutto perché sento che i ragazzi mi seguono sempre: questa è una generazione molto romantica, forse più romantica di noi nati negli anni Cinquanta».
A giudicare da quanto si è visto l’altro giorno a Roma, no.
«Intanto mettiamo sul piatto le offerte delle due generazioni. Noi non avevamo niente, ma niente sul serio, e avevamo più slanci».
E adesso?
«Adesso non hanno niente ma è un niente più ruffiano, più costoso. Diciamo che il loro nulla oggi è nascosto dentro l’ipad, dentro i miraggi della tecnologia, è un nulla che stordisce».
Si dice sempre così.
«No, il discorso è più complesso. Noi avevamo le nostre cantine dove suonare e sognare. Non erano come quella famosa di Liverpool dove sono nati i Beatles ma lì è comunque nata un’epoca. Oggi mi sembra tutto molto, troppo diverso. In ogni caso i ragazzi si sentono poco considerati, specialmente parlando di Università e istruzione in generale».
Ma dalla scarsa considerazione alla violenza il passo non è poi così breve.
«Sono rimasto deluso. Sappiamo che ci sono persone che sanno approfittare e strumentalizzare i giovani».
Ed è successo così?
«Credo di sì. Ma mi chiedo anche: perché andare a servire questi signori che vogliono la violenza? Nessuno nasce cattivo e a nessuno conviene la violenza, che ti macchierà per tutta la vita anche se sconti anni di carcere».
Renato Zero, nel suo ultimo cd Presente c’è una canzone nella quale canta più o meno: «Che voglia di scendere in piazza e fargli un mazzo così».
«Ma le mie parole hanno un significato simbolico, quasi democratico, mica un’incitazione alla violenza, che non è proprio il mio stile, no?».
No. Ma il suo stile sarà ricordato non certo perché accomodante.
«E mentre lavoravo, cantavo e mi facevo un mazzo così per salvarmi dal linciaggio, qualcuno dei signori che mi criticavano tanto, alla sera magari lasciavano a casa la moglie e tre figli per mettersi i tacchi e andare a battere al Colosseo».


Eppure dopo quarant’anni molto sono ancora qui a discutere della sua sessualità.
«Ecchettedevodì? Io non ne parlerei proprio più. La sessualità in fondo è una cosa di testa. E l’orgasmo è una roba che posso provare anche leggendo una pagina di Pasolini».

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