Viene da una terra dove convivono 17 confessioni religiose e, nel corso dei millenni, si sono avvicendati i Fenici, gli egiziani, i greci, i persiani. Ha lasciato il suo Paese giovanissimo per approdare nella culla del Rinascimento, a Firenze, dove ha studiato allAccademia darte. Nei suoi dipinti Alì Hassoun, nato in Libano ma milanese dadozione, accosta allarte occidentale, da Michelangelo a Picasso, una quotidianità che rimanda al suo mondo di nascita, lIslam.
Che cosa ricorda della sua infanzia in Libano?
«Sono nato vicino a Sidone, una città molto antica. Ricordo il mare, le colline, la neve, le molte feste, la coesistenza tra le diverse confessioni religiose, la moschea del mio villaggio sciita e, nel vicino villaggio cristiano, le chiese e le campane».
Poi è arrivata la guerra
«Avevo 9 anni quando è scoppiata e, fino ai 18, quando sono partito per lItalia, ho vissuto momenti di grande tensione. Ricordo le bombe che cadevano mentre ero a scuola, i discorsi con i compagni che diventavano sempre più ideologici. Cerano idee diverse sulla questione palestinese e sullidentità del Libano. Ero solo un adolescente, ma in realtà la vera giovinezza lho vissuta solo dopo, in Italia».
Qual è stato limpatto con il nostro Paese?
«Sono arrivato qui con una borsa di studio. Fin da piccolo avevo questa naturale predisposizione al disegno ed ero attratto dallarte, ero felice di essere nella terra di Simone Martini e Piero della Francesca. Allinizio non è stato facile. Ero un musulmano, venivo da un paese in guerra e cera il sospetto del terrorismo. Purtroppo lIslam viene spesso identificato con il fondamentalismo, che certo esiste, come è storicamente esistito in tutte le religioni monoteiste, ma il suo vero messaggio è di pace».
In particolare, tu hai aderito al sufismo, una corrente mistica dellIslam. In che modo ha influenzato la tua arte?
«Il sufismo insegna a vivere nel mondo senza essere del mondo, cioè senza lasciarsi influenzare dalle questioni materiali e dai conflitti che ne scaturiscono. I sufi tradizionalmente sono poeti, scrittori e pittori. Larte islamica tende verso lastrazione perché Allah non può essere contenuto nelle forme fisiche. Io, al contrario, ho scelto di avvicinare il divino alla realtà delle cose, di porre attenzione non solo al rapporto verticale con la divinità, ma anche orizzontale tra gli uomini».
Si può dire che la tua arte crea un ponte tra Oriente e Occidente?
«In realtà si tratta di una riscoperta di un legame che già esiste. Nel medioevo, ad esempio, lIslam in Andalusia ha aiutato moltissimo a tradurre e far conoscere i testi di Platone».
Come mai oggi questo volto dellIslam è così poco conosciuto?
«Purtroppo si tratta di aspetti che non fanno notizia.
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