Il Milan tra Juve e Barça «Se passiamo siamo in finale»

Il Milan è finito in una tenaglia. Da una parte la Juve che può soffiargli martedì prossimo la finale di coppa Italia e tenerlo sotto pressione in campionato, stasera, sull'asse Parma-Firenze, dall'altra il sorteggio crudele di Nyon con l'armata del Barcellona da sfidare nei quarti di finale. Si comincia a Milano, si conclude al Camp Nou nel giro di sei giorni. Solo Clark Kent riusciva a sfilarsi i panni del timido e impacciato impiegato americano per diventare d'improvviso l'invincibile Superman capace di attraversare il cielo di Manhattan. Allegri, che non ha gli occhialini del personaggio del fumetto, si ritrova anzi schiacciato dalla tenaglia senza avere a disposizione le forze migliori della sua rosa, sottoposta ieri ad altri forfait (gli ultimi della serie sono costituiti da Abate, Van Bommel e Robinho, rinviato il recupero di Seedorf, confermato il ritorno a mezzo servizio di Gattuso). Eppure ha rovesciato ogni pronostico e cominciato a nuotare contro-corrente. Uno se lo aspettava depresso, demotivato in Champions ed invece eccolo parlare alla testa del Milan più che alla sua pancia. «Attenti, se superiamo l'ostacolo Barcellona possiamo arrivare dritti in finale» è la sua osservazione che sa di ottimismo scatenato, tecnica antica utilizzata per scacciare indietro ogni tipo di complesso che pure risulterebbe giustificato dopo l'esito delle due precedenti sfide stagionali.
«Non abbiamo alcuna sudditanza nei confronti del Barça, abbiamo vinto più trofei noi» è l'altra nota suonata da Adriano Galliani, l'orgoglio patriottico sollecitato al momento giusto per serrare i ranghi e recuperare le migliori energie. Persino il precedente interista targato 2010 («Paolillo mi ha ricordato che l'Inter finalista a Madrid incontrò prima il Chelsea e poi il Barcellona» la testimonianza di Galliani) può risultare di sostegno a un pronostico che è scolpito nella pietra: Barcellona superfavorito e Milan respinto ai quarti. «Dobbiamo credere in quello che facciamo» è l'incoraggiamento di Allegri. Servì tanti anni fa, in una finale, ad Atene, contro un altro Barcellona, però.
«Nel girone è finita 5 a 4 per loro, con un rigore di differenza, speriamo di averlo a nostro favore questa volta» la serenata di Galliani ad arbitri e Uefa. «Sulla carta è più complicato ribaltare l'1 a 2 con la Juve in coppa Italia perché col Barcellona partiamo dallo 0 a 0» l'ultima riflessione di Allegri che sembra abbia perso, per strada, la voglia matta di concentrare le forze migliori del gruppo per martedì prossimo.
Il Milan è finito in una tenaglia. Può uscirne stritolato oppure più forte di prima. E per cominciare a liberarsene senza gravi conseguenze per il primato in classifica, deve preparare al meglio il viaggio a Parma, «da affrontare non in punta di piedi» l'istruzione per l'uso del livornese che ha uomini contati in difesa (Zambrotta precettato sulla linea laterale dei difensori), in centrocampo (Aquilani e Gattuso in panchina sono sostituti a scartamento ridotto) e in attacco (Maxi Lopez e Inzaghi i ricambi possibili). Una sorta di maledizione, questa, che dovrà condurre a valutazioni inflessibili quando si tratterà di rinnovare i contratti ai più stagionati della comitiva. Il Barcellona è dietro l'angolo ma può costituire una distrazione fatale in vista di Parma, «squadra tosta, rognosa, snodo più importante persino di Palermo» l'avvertimento di Allegri che ha studiato a lungo il rivale e anche i precedenti (ai tempi di Sacchi, il Milan per liquidare il Real Madrid perse punti a Cremona). La squadra affidata a Donadoni ha subito pochi gol in casa, ha reso la vita durissima alla Juve (0 a 0 scandito da polemiche feroci sui rigori) prima d'inciampare nel gol irregolare di Lavezzi.
«Non credo ai dossier sugli errori arbitrali, di solito vengono ignorate le decisioni favorevoli, e non so nemmeno chi arbitrerà a Parma (Banti, livornese, ndr), so soltanto che se dovessimo subire un gol dal Parma sarebbe durissima pareggiare»: Allegri non ha mollato la presa sul fronte juventino.

Il suo è sembrato il predicozzo destinato allo spogliatoio che può recuperare Ambrosini davanti alla difesa ma ha perso Abate, uno dei pendolini del binario di destra, molto utile ad accompagnare Ibra e soci in attacco.

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