Natale rossonero da primi della classe. Non accadeva da una vita, dicembre del 2002, e perciò costituisce un piccolo evento. Celebrato ieri sera con il raduno privo del presidente Silvio Berlusconi (cui squadra e dirigenti hanno dedicato il primato in classifica) ma riempito dalla figlia Barbara, al debutto nella festa di fine anno e reduce da altri incontri effettuati in sede per conoscere da vicino il funzionamento del club. «Il cammino è ancora lunghissimo»: Adriano Galliani, per la prima volta dopo mesi senza stampelle («è come se avessi disimparato a camminare»), è il primo a dettare la linea del Milan, salito a sei punti davanti alla concorrenza ma assolutamente impermeabile ai complimenti e alle lodi raccolte durante lassemblea della serie A di fine anno destinata agli auguri e alla premiazione della stagione precedente. «Essere primi a Natale è importante e soprattutto con 6 punti di vantaggio sulle seconde ma quello che conta è il traguardo di fine maggio e cè ancora tanto cammino da fare, non eccitiamoci» è il suo predicozzo svolto in pubblico e in privato, dinanzi ai taccuini e anche nel saluto indirizzato al Milan schierato al gran completo, scortato da sponsor, tifosi e ospiti vip.
Proprio ieri mattina, Galliani ha visto sfilare Massimo Moratti, una, due, tre, quattro volte e fare una collezione di coppe e targhe dargento in ricordo dellimpresa storica del triplete («tutti meritati» il suo riconoscimento). Devi avergli fatto un sicuro effetto perché dinanzi a tutto quel luccichio, il vice-Berlusconi ha tenuto al guinzaglio lentusiasmo. «Dobbiamo tornare a vincere un trofeo, non faccio lindovino, non gioco al totocalcio e non so perciò come finirà. Fino a oggi è andata molto bene e in particolare gli ultimi acquisti si sono rivelati molto azzeccati perché hanno spessore a un gruppo che già lanno scorso, senza il ko di Nesta e Pato, avrebbe potuto competere per il titolo» il rendiconto di Galliani pronto a mettere in fila tutta la concorrenza partendo da quella che un tempo venne definita il miglior nemico. Di sicuro non deve essere stato condizionato dal pranzo al fianco di Andrea Agnelli, presidente bianconero. Il giudizio è sincero, oltre che giustificato dalla sfida di domenica sera con la Lazio. «La Juve cè e lho sempre saputo: ha la cultura della vittoria, la tradizione, buoni giocatori, un management importante e un bravo allenatore. È normale che sia lì, giocarsela con Lazio e Napoli. Ma anche Inter e Roma torneranno sotto nella lotta per lo scudetto» è lo scenario descritto per i prossimi mesi. Tutti insieme, appassionatamente.
Con qualche rimpianto legato piuttosto ai posti in Europa che cominceranno ad assottigliarsi pericolosamente dallestate del 2012. «Quando abbiamo vinto il mondiale per club, mi sono sentito campione del mondo e non come se avessi vinto la coppa dellamicizia...Perciò tiferò Inter. A noi tolse molto, psicologicamente: labbiamo vinto e poi in campionato non andammo benissimo. In Europa purtroppo il nostro calcio ha avuto un tracollo terrificante, la Germania ci ha staccato di 6 punti, e di questo dovremo ringraziare soprattutto chi ha giocato in Europa league» la sua stoccata al resto della compagnia, senza dimenticare la famosa espressione usata da Roberto Mancini e che divenne il manifesto polemico del tifo interista.
Da primo a Natale, il Milan non ha mai smesso di tenere sotto osservazione il mercato. Braida è rientrato dallArgentina, Galliani ha rifatto il punto cancellando dalla lista Matri e Balotelli, «non sono in vendita», piuttosto hanno notato un certo lampo nei suoi occhi appena, discutendo con il ds Foschi, è venuto fuori il nome di Tevez, «è un giocatore importante ma non possiamo fare un investimento del genere» che vuol dire tutto e niente. Vuol dire che quello è lindirizzo, sotto sotto, covato da Galliani e Allegri, approfittando anche dei rapporti compromessi tra largentino (che mandò di traverso al Milan di Ancelotti la coppa Intercontinentale 2003 col Boca Junior) e lallenatore del City Roberto Mancini.
«Milan, non eccitarti La Juve cè, lInter pure Tevez? Costa troppo...»
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