Milano - Zlatan Ibrahimovic è tornato a Milano. È tornato puntuale, e non è un dettaglio insignificante per un professionista dal passato burrascoso, scortato dal solito umore (suvvia non è mai stato un buontempone) che volge al pessimismo cosmico come testimoniato dalle confessioni arrivate col compleanno numero 30. Sul gigante di Malmoe l’evento ha avuto l’effetto di un macigno, quasi che all’improvviso gli fosse precipitata sulla schiena una precoce vecchiaia, oltre che una vistosa stanchezza psicologica! Zlatan Ibrahimovic è tornato con le modalità di un professionista esemplare: si è imbarcato di primo mattino a Stoccolma, su un volo privato, per spuntare all’aeroporto privato di Linate, raggiungere la sua residenza, schiacciare un bel pisolo e poi presentarsi a Milanello venti minuti prima dell’inizio dell’allenamento. É vero, per non incorrere nella multa d’ordinanza, il suo autista ha preso a sfrecciare con l’auto lungo il vialetto di Carnago fino a sfiorare, all’altezza dell’ultimo curvone, la Ferrari di Pato, a quell’ora di ritorno dalle sedute col fisioterapista, ma questo è colore. Di certo Zlatan ha timbrato in perfetto orario il cartellino ed è quel che conta per il Milan, i cronisti in agguato e anche i tifosi.
Ibrahimovic è tornato e il suo primo allenamento è stato celebrato sul campo esterno del centro rossonero per consentire alle telecamere di riprenderne le fasi salienti e rilanciarne le immagini: idea di Pippo Sapienza, della comunicazione rossonera, servita al fine di rompere l’assedio dei media. Ibra, che non ha mai avuto un buon rapporto con i giornalisti, ha scelto di non parlare più del suo malessere mentre il Milan ha fatto in modo che arrivasse a casa il messaggio più importante: «lo svedese è qui a Milanello e continua a lavorare insieme con noi». Messaggio valorizzato dalle sicurezze di Allegri, l’allenatore, sceso in campo per cementare le crepe e in particolare per ripulire la scena dalle scorie di un ipotetico legame tra lo sfogo umano e sviluppi improbabili di calcio-mercato. «Sono sicuro di quel che dico: Ibra ha voglia di vincere ancora con il Milan, il campionato è appena iniziato e lui ha voglia di rimettersi a fare risultati che competono al Milan, con tutta la serenità che abbiamo», la frase del livornese tronca ogni dibattito. Più tardi, quando Ibra, sfrecciando alla stessa velocità, è tornato a casa e Allegri è partito per Pavia (invitato d’onore alla festa per il centenario di quel club calcistico dove in passato ha militato), il tecnico livornese si è mostrato persino stupito degli ulteriori quesiti sullo stesso, scontato argomento. «Non gli ho parlato, non c’era alcun motivo, ora deve ricaricare le pile».
Anche Adriano Galliani è rimasto a guardare, soddisfatto dall’esito della sua missione. Aveva chiesto alla Svezia di «restituire» Ibrahimovic al Milan perché squalificato e così è stato. Il vice Berlusconi è al corrente da tempo di quel che sta accadendo nel privato di Zlatan Ibrahimovic: aveva già sentito, a puntate, le stesse frasi. Le parole pronunciate a Stoccolma non lo hanno colto di sorpresa così come non hanno spiazzato Dejan Stankovic.«Mi aveva detto che cominciava ad avvertire la stanchezza da calcio», la conferma dell’interista. Ibrahimovic ha vissuto tutta la sua carriera a mille all’ora, senza un attimo di tregua, dedicandosi in maniera totale al calcio. Si è consumato, come accadde per esempio ad Arrigo Sacchi, per l’intensità spesa lungo una carriera che gli ha conferito successi (9 titoli vinti in 10 campionati) e rifilato anche clamorose sconfitte (la più sanguinosa il mancato trionfo in Champions League).
Assalito da questo logorio, Ibrahimovic si è aperto al pubblico svedese anche per poter presto tagliare il cordone ombelicale con la propria nazionale e per rimodellare il suo futuro che non sarà legato a un altro
contratto, a una manciata di milioni da guadagnare ma scandito da altri interessi, la cura dei suoi figli, i viaggi.«Non mi diverto più» la sua ultima confessione. Nel calcio non sempre divertimento fa rima con rendimento.
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