Milan-Juve è un duello che promette scintille oltre che spettacolo puro e che rilancia la sfida scudetto. Non è solo scandito da gol, tre ciascuno rifilati rispettivamente a Catania e Cesena, successi senza discussioni, e un suggestivo sali-scendi in cima alla classifica. Non mancano infatti le stoccate verbali tra i due club, riservate per ora ai due condottieri, entrambi fumantini. Per la prima volta, Allegri ha messo il naso negli affari juventini e inaugurato lo scontro di sabato prossimo con una dose di acido muriatico velata da ironia strisciante. Sotto la sua lente è finito il gol del 2 a 1 firmato da Chiellini con evidente fallo su un catanese. «A Ibra avrebbero fischiato contro» è la prima chiosa del milanista. Già, proprio Ibra è ancora il nervo scoperto di questa sfida. Il Milan lo vorrebbe sul prato sciagurato di San Siro per prendersi finalmente una rivincita sul miglior nemico dei berlusconiani, gli juventini han provato a farlo squalificare su prova tv anche in coppa Italia. Giovedì conosceremo l'esito del reclamo presentato per ottenere la riduzione della squalifica da 3 a 2 giornate. «Se l'arbitro Brighi avesse annullato il gol a Chiellini, mi sarei molto divertito per una settimana. Per fortuna non è andata così e Brighi è stato giudicato il migliore in campo» le frasi del tecnico livornese. Preparate i fuochi d'artificio.
A Cesena, il Milan non è stato da meno di Allegri. Per circa un'ora ha dato spettacolo con uno schieramento di risulta, senza dodici titolari addirittura, conquistando un successo rimasto lontano 22 anni (ultimo precedente nell'89 ai tempi di Van Basten). Anche Silvio Berlusconi, il presidente, e Arrigo Sacchi, il suo primo architetto, ne sono rimasti stregati. «La migliore esibizione calcistica degli ultimi anni» hanno ripetuto in coro.
È in grande forma il Milan (in una settimana 9 gol fatti e 2 subiti) e anche gli ultimi arrivati, saltati sul treno in corsa, hanno fornito un contributo eccellente. Un nome su tutti perché è un argomento di sicura discussione e divisione, Sulley Muntari. Ai tempi di Udine finì sul taccuino di Allegri, all'epoca assistente di Galeone. È stato lui a volerlo e a inserirlo subito, alla prima occasione utile. Il ghanese lo ha ricompensato con una prova di grande duttilità, firmando tra l'altro il primo gol in rossonero con un tocco giusto sulla corta respinta di Antonioli. In memoria di antiche, cattive abitudini, è stato punito ingiustamente con un giallo dall'arbitro Valeri che non ne ha compromesso la lucidità. «È stato un bel regalo della società» la definizione di Allegri. Ricevuto in prestito dall'Inter all'ultimo giorno di calcio-mercato, il particolare non di poco conto: qualcuno, ad Appiano Gentile, deve aver masticato amaro ieri pomeriggio.
Anche a Cesena, dopo aver schiantato l'Arsenal in Champions, senza Ibra e Boateng che ne furono i magnifici eversori, il Milan ha giocato da squadra e preso subito il comando del gioco per imporre ritmo, abilità e anche una feroce determinazione. Il Cesena ne è rimasto soggiogato per larghi tratti, riaffiorando sopra il pelo dell'acqua solo sullo 0 a 3. Nell'occasione anche un altro discusso "pupillo" del tecnico livornese, l'olandese Emanuelson (nella foto piccola), è salito alla ribalta con un gol (il 2 a 0) di rara abilità balistica e firmato le più applaudite giocate rossonere in società con Robinho. I due sono capaci di ritrovarsi a occhi chiusi, conoscono il copione e sono in grado di interpretarlo a seconda dei bisogni della squadra. Robinho ha lanciato in gol Emanuelson, l'olandesino ha provato a restituire il favore più avanti. Lo ha cercato più volte prima che intervenisse Nocerino, in avvio di ripresa, a disegnare l'assist per il brasiliano che ha chiuso il pomeriggio milanista e lasciato senza parole il Cesena e il suo stadio. Agli amanti della perfezione assoluta, non è piaciuta la mezz'ora finale del Milan: è come se avesse staccato in anticipo la spina, lasciando al Cesena l'opportunità di farsi sotto (gol di Pudil dal limite) nel risultato e di rendersi persino minaccioso. I senza Ibra finora han dato una lezione alla concorrenza.
Forse è anche questo un merito da non sottovalutare.
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