Milano Prosperini, si allarga il giro di tangenti Il segretario arrestato per il tesoretto da 800mila euro

MilanoIl 7 febbraio del 2008, Davide Soletti è in Svizzera. Ci resta per poche ore. Il suo telefono viene agganciato dalle celle in territorio elvetico. Parte una telefonata. Il numero è quello dell’ex assessore al Turismo della Lombardia, Pier Gianni Prosperini, arrestato a dicembre con l’accusa di corruzione. Soletti è il suo braccio destro. È l’uomo di fiducia, al quale Prosperini affida il suo portafoglio estero. Denaro che viaggia da banca a banca, attraverso fiduciarie, per poi tornare in Italia in contanti. E volatilizzarsi. Il portaborse dell’ex assessore, in Svizzera, ci tornerà altre cinque volte. L’ultima, nel giugno del 2009. E per ciascuna di queste, il segretario contatta Prosperini al cellulare o all’utenza fissa della Regione. Da ieri, Soletti è ai domiciliari: avrebbe riciclato 800mila euro. Quei soldi, per la Guardia di finanza di Milano, sarebbero in realtà dell’ex assessore. Forse, altre tangenti. Di cui ora si cercano le tracce.
Nuovi guai, dunque, per Properini, che ha appena chiesto di essere trasferito ai domiciliari dopo l’accordo con i pm per un patteggiamento a 3 anni e 5 mesi. Lo scenario, adesso, rischia di cambiare. Perché i conti non tornano. Le rogatorie in Svizzera dicono che non ci sono più «solo» i 230mila euro versati dall’imprenditore delle tv locali Raimondo Lagostena Bassi per pilotare sulle sue frequenze il maxi-appalto della promozione turistica regionale. La Procura, infatti, contesta un giro complessivo di 800mila euro monettizzati da Soletti in quattro tranche, tra il febbraio e l’ottobre del 2008. Al netto della prima mazzetta, quindi, «ballano» 600mila euro. Da dove arrivano? E che fine fanno? Interrogativi su cui lavorano il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il pm Paolo Storari, titolari dell’inchiesta. Per ora, quei soldi sembrano essersi volatilizzati. «Le somme ritirate in contanti in Svizzera - scrive il gip Andrea Ghinetti nell’ordinanza di custodia cautelare - non si sa che fine abbiano fatto, non potendosi certo escludere che siano state destinate oltre che a Prosperini anche ad altri esponenti pubblici allo stato non ancora identificati». Tra le ipotesi, quindi, è che il giro di tangenti fosse allargato. Anche ad altri politici. In Lombardia o magari in Eritrea, dove l’ex assessore avrebbe fatto da intermediario in diversi affari tra il governo di Asmara e imprenditori italiani, inclusa - secondo un’altra inchiesta del procuratore aggiunto Armando Spataro, e di cui ha riferito ieri la Repubblica - la vendita di armi.
Così, ricostruendo i movimenti di denaro nei conti esteri riconducibili a Prosperini, i finanzieri hanno scoperto il tesoro off shore dell’ex assessore, che sarebbe stato rimpatriato in contanti grazie a Soletti in versione «spallone». Il segretario particolare («consapevole della provenienza illecita del denaro», sottolinea il gip), ha un ufficio al Pirellone nonostante non sia un dipendente della Regione, ma era a libro paga di Lagostena, che attraverso la «Profit group» (la società che controlla il piccolo impero delle tv locali) gli avrebbe pagato 34mila euro per consulenze mai svolte. «Verosimilmente - sottolinea a questo proposito il gip - dando il denaro a Soletti in realtà procurava un’utilità a Prosperini, indirettamente pagando lui lo “stipendio” del segretario, o direttamente se in realtà Soletti girava il denaro a Prosperini». In fondo, è lo stesso Lagostena a spiegare cosa ci faccia Soletti alla Profit. Interrogato dal giudice, il 12 febbraio scorso il tycoon risponde che «certamente era emanazione dell’assessorato, credo direttamente di Prosperini. Ho accettato di far stipulare questo contratto perché così mi è stato chiesto» dall’ex assessore.

L’uomo del capo, in realtà, di tv ne sapeva ben poco. E una delle assistenti di Lagostena lo mette a verbale. Soletti? «Non mi risulta che avesse alcuna esperienza nel settore della comunicazione». Poco male. Secondo l’accusa, non era lì per dare consigli sui palinsesti.

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