Milano come Venezia Per l’Expo 2015 laghi e nuovi canali

Una città verde e blu: così si presenterà Milano nel 2015. Almeno questo è l’ambizioso progetto dell’assessore allo Sviluppo del territorio di Palazzo Marino, Carlo Masseroli, che ha istituito un tavolo di lavoro per il Governo delle acque. Novità assoluta in fatto di urbanistica che si sposa con due eventi, non certo casuali. Il primo il progetto dei «raggi verdi», che gli architetti Andreas Kipar, Mariangeles Exposito e Camilla Mancini dello studio Land ha sviluppato per il Comune. Il secondo il tema dell’acqua, come punto forte della sfida che Milano lancia a Smirne in vista dell’Expo 2015. «Quale altra grande città ha avuto un ruolo così determinante e per così lungo tempo come Milano nell’ambito della produzione agricola, reso possibile proprio dall’abbondanza delle sue acque e per la raffinatezza dei suoi sistemi di organizzazione?» si legge nel Piano di governance delle acque, piano che si pone come una strategia sì di valorizzazione delle acque ma anche di qualificazione dei territori da esse bagnati e di assetto dell’organizzazione urbana.
Un progetto in fieri che dovrebbe già essere sottoposto al vaglio del consiglio comunale il prossimo dicembre. «Vogliamo far rivivere il florido sistema delle acque milanesi, riaprendo alcuni corsi e creandone di nuovi, trasformando le acque da ostacolo a elemento di vitalità urbanistica - spiega Masseroli -. Trasmettere l’idea che Milano non è solo una città dove si lavora, ma anche dove si fanno passeggiate e pic nic. L’acqua, infatti, è una risorsa urbanistica, non solo economica, e l’Expo rappresenta un’opportunità unica in questo senso».
«In tutte le città europee si “tira fuori” l’acqua: a Wittenberg hanno riaperto i canali dell’Elba - spiega Andreas Kipar, fondatore dello studio Land che partecipa al tavolo per la governance delle acque -, il sindaco di Seul ha disinterrato il fiume nel centro. Se Milano vuole vincere la candidatura all’Expo deve diventare ospitale, si parla tanto di Madrid e di Barcellona e gli spagnoli ne sono orgogliosi, mentre lo stesso discorso non vale qui. C’è da dire - osserva Kipar - che per amare un luogo bisogna prima conoscerlo, e i milanesi non conoscono la loro città. Tra il 2007 e il 2013 l’Unione Europea stanzia fondi per le plusvalenze della città. Quale può essere il valore aggiunto di Milano? La vivibilità, cioè il verde e l’acqua». Andreas Kipar e chi lavora al “tavolo delle acque” (Cesare Salvetat, Maurizo Brown, Pierluigi Roccatagliata, Mariella Borrasio e Granfranco Magrini) hanno le idee chiare: lo sviluppo urbanistico d’ora in poi dovrà andare a braccetto con il discorso del verde e delle acque, coinvolgendo pubblico e privato in un coordinamento inter-assessorile (Decoro urbano, Lavori pubblici e Urbanistica). Il futuro di Milano vivibile si gioca su due colori, verde e blu, che si intrecciano inscindibilmente, anche se non fisicamente: raggio verde e raggio blu sono intesi metaforicamente e non saranno necessariamente paralleli. Il tema del verde, declinato nei cosiddetti «raggi verdi», 8 percorsi ideali, uno per zona, dal centro alla periferia che attraversano parchi per unirsi alla «cintura verde»: 72 km di verde intorno alla metropoli. Verde che significa ossigeno, paesaggio, fresco e ombra. Il progetto prevede la piantumazione di 40mila alberi e la creazione di nuovi parchi e spazi pubblici. «A New York il sindaco Bloomberg pianterà entro 10 anni un milione di alberi. L’obiettivo - spiega l’architetto Kipar - è far sì che qualsiasi newyorkese possa raggiungere un parco in dieci minuti al massimo. Questo vuole dire rendere una città vivibile: convincere i milanesi a non scappare durante il week-end ma a trascorrere qui il tempo libero. Nei luoghi dove è stato fatto, come il Naviglio della Martesana o la conca di San Marco, funziona».
Il tema del blu: per quanto tempo le città si potranno permettere di buttare l’acqua piovana nelle fognature? «Milano si allaga ogni volta che piove e intanto in Europa le città fanno di tutto per raccogliere la pioggia» commenta Kipar. Non solo evitare che le fognature esplodano o che il Seveso esondi, ma anche usarla per il riscaldamento ecologico, per dare fresco alla città e o semplicemente per estetica. Formare degli stagni, degli specchi d’acqua, dei ruscelli cambia la percezione del paesaggio urbano, tanto che tutti i nuovi interventi, dal Portello a Santa Giulia, da City Life all’Isola prevedono acque e verde». L’architetto porta a esempio l’intervento al Rubattino: «la tangenziale si specchia nel laghetto sottostante, sembrando più leggera e lo stabilimento dell’ex Maserati - osserva il paesaggista - ha cambiato volto». Si parla anche di riaprire i Navigli? «Milano non è ancora pronta per una rivoluzione del genere e poi la conformazione della strada e il sistema viabilistico attuale non lo permettono». Se si chiudesse il centro al traffico... «Ah allora sarebbe un altro discorso: quando i milanesi rivorranno i Navigli lo chiederanno, studiando magari un tracciato in parte diverso dall’originale. Per il momento sono convinto che tanti piccoli interventi possano cambiare il volto della città, c’è ancora da lavorare sulla consapevolezza dei milanesi».


Per attirare l’attenzione sul progetto dei raggi verdi e per formare una coscienza sul discorso della vivibilità urbana l’Associazione Interessi metropolitani, insieme al Comune e a Ciclobby, ha organizzato per il 27 maggio la biciclettata lungo il raggio verde numero 1: otto chilometri da San Marco al Parco Nord con ritorno lungo il raggio 8 (6,9 Km), che unisce Niguarda a Sempione (per info www.raggiverdi.it e 02 48012060). Che la rivoluzione abbia inzio...

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