Accoglienza, il Naga: "Bandi vinti al ribasso ed enti che lucravano"

Il report dell'associazione dei volontari: "Molti improvvisati, interessati solo ai fondi"

Accoglienza, il Naga: "Bandi vinti al ribasso ed enti che lucravano"

È una fotografia per certi versi allarmante, che mette in luce senza troppi giri di parole le falle e gli errori del sistema dell'accoglienza milanese nel 2017 ma non solo, uno degli anni di maggior afflusso migratorio, il report redatto dall'associazione di volontariato Naga. A partire dai numeri: in città al 30 luglio 2017 si contavano 6011 persone accolte suddivise in 2651 nei centri di accoglienza straordinaria convenzionate direttamente dalla Prefettura, 943 persone in strutture convenzionate dal Comune e finanziate dalla Prefettura, 422 persone accolte nel sistema SPRAR di protezione per i richiedenti asilo per adulti, 690 minori stranieri non accompagnati, 254 persone accolte in «gratuità» presso diverse strutture, 1051 persone nei centri per senza fissa dimora convenzionate.

Gli enti gestori che potevano e possono partecipare ai bandi della Prefettura sono associazioni, fondazioni, enti ecclesiastici, enti pubblici e del privato sociale «che abbiano nei propri fini istituzionali tale area di intervento» e che abbiano maturato «comprovata esperienza in ambito di progetti SPRAR» o in progetti similari di accoglienza destinati a richiedenti protezione internazionale. Erano ammessi anche i soggetti operanti nel settore alberghiero. Peccato che, rileva il Naga, i concetti di «settore di intervento» e quello della «comprovata esperienza», indicati dal bando, siano «risultati passibili di interpretazione, e non in grado di garantire che la logica dell'offerta al ribasso non caratterizzasse anche questo genere di appalti pubblici».

Il numero dei migranti accolti a Milano e provincia nel 2017 era stimato in 5000 persone e l'importo complessivo della gara era di 114 milioni di euro, di cui circa 65 milioni per arrivare a coprire anche il 2018

Chi si poteva aggiudicare il bando? «La graduatoria viene stilata secondo il criterio dell'offerta economica più vantaggiosa - recita il report - così come lo era stato per gli ultimi bandi di gennaio 2015, gennaio e giugno 2016». Il prezzo massimo a persona al giorno è fissato a 35 euro, come è noto. Gli enti vincitori del bando sono quindi tenuti a mettere a disposizione i posti dper l'accoglienza, accoglienza che era pèerò subordinata alla richiesta da parte della Prefettura. Il compenso viene veniva poi calcolato sulla base delle effettive presenze giornaliere registrate, autodenunciate dai gestori delle strutture. Che di nuovo quindi avevano un ampio margine di manovra.

Tra i punti critici del sistema il criterio di assegnazione dell'appalto che «consiste sostanzialmente nella ricerca del migliore offerente, ponendo in secondo piano la qualità del servizio offerto».

Un elemento sottolineato anche dal direttore della Caritas Luciano Gualzetti: «C'era una tale fame di posti che qualsiasi cooperativa decidesse di partecipare veniva accreditata senza controlli, con il risultato che i bandi venivano aggiudicati al ribasso. Tutti siamo stati costretti ad adeguarci a prezzi che in certi casi erano al limite della sostenibilità». La scarsa attenzione alla qualità del servizio si riflette anche nel bando «che non specifica le competenze richieste agli operatori impiegati nel settore dell'accoglienza».

«Ancora fortissime sono infatti le falle e le lacune del sistema - attacca il Naga -. A fronte di enti gestori maturi e preparati, molti sono gli improvvisatori, non solo per carenza di formazione, ma spesso anche perché perseguono interessi esclusivamente economici.

Non solo, gli enti gestori dei CAS non sono tenuti a presentare una rendicontazione delle spese sostenute. Le Prefetture erogano dunque i soldi in base alle effettive presenze, ricavabili da un aggiornamento quotidiano che gli enti stessi presentano», senza ulteriori controlli, come si è visto.

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