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Adesso il documentario trova i suoi mini Oscar lanciando futuri talenti

Non solo finzione. Ma vita. Il cinema non è soltanto il racconto dell'immaginario. Astrazione fantastica e fantasiosa. È registrazione del presente. Quotidianità di gesti. Riproduzione del sapere. Analisi di contesti sociali che odorano del presente. Ne è paradigma il documentario, capace di sposare lo spirito del cronista con il fascino della narrazione. Una sorta di camera-stylo, come ammonivano i maestri della Nouvelle vague francese. La macchina da presa come una stilografica capace di incidere sulla celluloide - attraverso le immagini - i chiaroscuri dell'inchiostro sulla carta.A questo genere particolare che rientra nel grande universo della Settima arte, appartiene il documentarismo e da quest'anno si pregia di un nuovo festival - «Visioni dal mondo - Immagini dalla realtà» - organizzato da Unicredit Pavilion con il patrocinio del ministero dello Sviluppo economico e il parteniariato di Rai e Raicinema. Da venerdì 11 a domenica 13 in piazza Gae Aulenti saranno proiettati i dodici inediti in concorso oltre agli altrettanti titoli fuori gara, gli eventi speciali - con la partecipazione di Gianni Amelio e la proiezione in anteprima del secondo capitolo di Registro di classe - e l'omaggio a Raicinema.I riconoscimenti saranno tre. Il premio Unicredit Pavilion attribuito da una giuria di esperti. Il premio Unicredit Pavilion Giovani, scelto da una giuria di studenti delle facoltà universitarie e dalle scuole di cinema milanesi. Il riconoscimento Rai Cinema che ricompenserà il vincitore con l'acquisizione dei diritti televisivi per le reti di Stato. Trampolino di lancio di assoluto prestigio.Tra i titoli più rappresentativi della kermesse c'è La teoria svedese dell'amore di Erik Gandini che nulla ha a che fare con il sentimento e tanto meno con il sesso. Il film esplora lo stile di vita svedese dall'emanazione di una legge del governo di Olaf Palme che sancisce i diritti dell'individuo come superiori a tutti gli altri. Un teorema che ha fatto del Paese scandinavo la patria dell'individualismo. L'opera si conclude con un'intervista al sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche Zygmunt Bauman.Da segnalare anche Esuli di Barbara Cupisti che affronta il tema da un triplice versante. La guerra. Il Tibet. L'ambiente. Da non perdere anche La linea sottile di Nina Mimica e Paola Sangiovanni in cui si intrecciano due storie di guerra attraverso una donna bosniaca e un soldato italiano. Nessuno mi troverà di Egidio Eronico è invece un'innovativa ricostruzione della scomparsa del fisico Ettore Majorana, con l'innesto di curiosi disegni.

Tra i titoli in concorso un cenno va rivolto a Note dolenti di Nino Sabella sull'Istituto musicale «Arturo Toscanini», avamposto culturale in provincia di Agrigento o Fukushima: a nuclear story di Matteo Gagliardi sulla tragedia in Giappone o lo spaccato sulla Sierra Leone in lotta con il virus dell'Ebola che ha falcidiato larghe fette della popolazione. E infine Other than our sea di Valentina Ferrandes sulle rovine di un'antica colonia greca dell'Italia meridionale dopo i naufragi dei migranti.

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