(...) nulla per la pace dei cristiani perseguitati. Promuoviamo questa iniziativa nella speranza di poter raccogliere molte adesioni, non si tratta di un'iniziativa di partito». Il pensiero va agli altri partiti di opposizione, che proprio in queste ore si stanno mobilitando contro il piano di Palazzo Marino che prevede quattro aree pubbliche da destinare, tramite bando, a luoghi di culto. Lo scontro si è riacceso anche per le notizie di indagini in corso sui nuovi presunti gruppi jihadisti attivi in città.
Il coordinatore delle associazioni islamiche cittadine, Davide Piccardo, sostiene che il tentativo di collegare le notizie che arrivano del Medio Oriente e le vicende milanesi è una «strumentalizzazione politica locale». «Si tratta di un'equazione che non sta né in cielo né in terra» dice rispondendo alle dichiarazioni dei partiti, mentre ricorda che la sua organizzazione ha condannato violenze e persecuzioni.
Di diverso avviso la Lega: «Mentre in giro per il mondo sgozzano e decapitano i cristiani e, in Italia, si scoprono covi di presunti jihadisti - dice il segretario Matteo Salvini - la giunta Pisapia che fa? Annuncia il bando per costruire moschee in quattro aree, al momento top secret, della città. Amici milanesi, una bella moschea sotto casa la volete?». Rincara Riccardo De Corato: «Al sindaco Pisapia - dice - ricordiamo che nel centro culturale di via Quaranta ha operato Abu Omar, imam egiziano condannato lo scorso gennaio a 6 anni per aver reclutato adepti pronti al martirio. Cosa deve fare ancora la magistratura per far cambiare idea agli amministratori di Palazzo Marino?». La Lega propone una legge regionale che imporrebbe il referendum come condizione per la costruzione di moschee. Ma Forza Italia non vuole lasciar spazio a incertezze e se possibile oggi si mostra ancor più contraria. Dice «no alle moschee e no al referendum». «Non ci sono le condizioni di sicurezza per realizzarne di nuove, né una grande moschea né piccole moschee di quartiere» dice Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale. «In questo momento - spiega - l'allarme terrorismo è altissimo». Viene quindi consolidata e confermata la linea già annunciata nei giorni scorsi: non c'è un «no» di principio, ma la richiesta di fermare ogni operazione in assenza di vere e solide garanzie, che dovrebbero riguardare la trasparenza delle associazioni islamiche e le loro fonti di finanziamento, ma anche l'identità degli imam, i sermoni in lingua italiana. «Certo che Forza Italia è per la libertà di culto - spiega Gelmini - ci mancherebbe. Ma prima dei principi astratti viene la sicurezza delle persone. Qui siamo di fronte a rischi concreti per la nostra incolumità: secondo l'intelligence oggi molte moschee sono luoghi dove si predica il fondamentalismo e sono basi di reclutamento di estremisti. Numerose procure hanno aperto indagini su presunti terroristi. In Lombardia e a Milano l'attenzione è particolarmente elevata». Lo scenario è cambiato. «Siamo di fronte a una minaccia senza precedenti.
Figuriamoci se è il momento di pensare ad aprire nuove moschee. Anche il referendum non va bene, la questione non si pone. Non si fanno referendum su proposte che comportano un rischio per la collettività». Capitolo chiuso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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