Antagonisti? «Je suis Charlie» ma non se si parla di famiglia

Scritte offensive contro il settimanale «Tempi» La sinistra parla di gesti stupidi, ma è violenza

Antagonisti? «Je suis Charlie» ma non se si parla di famiglia

Un cumulo di sterco davanti al portone con una scritta sul muro: «Tempi merde omofobe e sessiste!». Sono probabilmente gli stessi che sono scesi in piazza urlando «Je suis Charlie» per difendere la libertà di espressione e il diritto a bestemmiare Dio (anzi tutti gli Dei) e a irridere Maometto quelli che ieri hanno attaccato la sede del settimanale cattolico il cui direttore Luigi Amicone modera oggi il convegno sulla famiglia tradizionale organizzato dalla Regione. Un appuntamento contro cui si è levata una campagna di stampa e politica basata sull'equazione che difendere (come prescrive la Costituzione) la famiglia naturale composta da persone di sesso diverso, significhi automaticamente essere omofobi e pronti alla violenza contro altre forme di affettività. E poco importa che ieri il senatore del Pd Sergio Lo Giudice, primo dei ventisette firmatari dell'interrogazione per chiedere al governo di ritirare il logo dell'Expo dal convegno, abbia parlato del «gesto di un idiota». Non è il gesto di un idiota, senatore Lo Giudice. Questa è violenza. Punto e basta. Così come non è giustificato che il coordinatore del centrosinistra in Regione Umberto Ambrosoli parli di scritta «completamente stupida». È violenza, Ambrosoli, non stupidità. E sindacati, partiti e associazioni di sinistra sono scesi in piazza per molto meno.

Non questa volta che a essere colpiti sono un settimanale cattolico e una Regione che ha organizzato con alcune associazioni per oggi alle 15 (diretta su Radio Padania ) un convegno dal titolo «Difendere la famiglia per difendere la comunità». All'auditorium Testori, uno che da cattolico aveva visioni piuttosto aperte in tema di sessualità. Ma sembra essere un reato di lesa maestà non aver declinato la famiglia al plurale, con il conseguente corollario di accuse di omofobia. E nonostante le ripetute rassicurazioni dell'assessore Cristina Cappellini che nel convegno non ci sarà nulla di tutto ciò, come dimostra anche la presenza di Mario Adinolfi, uno dei fondatori del Pd.

«C'è un programma e io non mi faccio condizionare dagli insulti, anche se ne ho ricevuti tanti», ha tirato dritto ieri il governatore Roberto Maroni confermando la sua relazione conclusiva. Le scritte a Tempi ? «Non dico niente per amor di patria. Ho già espresso solidarietà a tutti quelli che, come Tempi e il sottoscritto, sono stati ricoperti di accuse assolutamente ingiuste e ingiustificate». Ci sarà anche il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo, mentre l'attenzione all'evento è confermata dalle altre due sale aperte per accogliere i partecipanti e i quasi cento accrediti chiesti dai giornalisti.

Spostata in piazza Einaudi la contromanifestazione dei «Sentinelli di Milano» (in 2.500 da tutta Italia) inizialmente convocata sotto la Regione. Forse si aggiungeranno gli autonomi No-Expo. Ieri il sopralluogo della polizia per le misure di sicurezza anche se gli organizzatori parlano di piazza «colorata e pacifica e in alcun modo interessata ad altro che non a contestare la visione omofoba del convegno». Lanciando però un mailbombing contro le istituzioni coinvolte ed Expo.

Aderisce al convegno Fratelli d'Italia con Ignazio La Russa e Riccardo De Corato e hanno espresso solidarietà a Tempi senza minimizzare come ha fatto la sinistra, i parlamentari Mariastella Gelmini, Luca Squeri, Maurizio Gasparri, Roberto Formigoni, Annagrazia Calabria, Elena Centemero e i consiglieri Luca Del Gobbo e Stefano Carugo.

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