Apre dopo cinquant'anni la chiesa di San Sepolcro

Il restauro, durato 13 mesi e costato un milione riporta alla luce gli affreschi del Duecento

Apre dopo cinquant'anni la chiesa di San Sepolcro

Dopo cinquant'anni riapre la chiesa ipogea di San Sepolcro e lo fa in una veste nuova. Il restauro che si è appena concluso, dopo oltre un anno, ha riportato alla luce gli antichi affreschi medioevali, tra cui il ciclo decorativo a stelle ed elementi vegetali sulle volte del presbiterio, risalenti alla fine del Duecento. I lavori, iniziati nel 2018, sono stati finanziati con un milione di euro dal Ministero per i beni e le attività culturali e condotti dalla Soprintendenza di Milano in collaborazione con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Riapre così «un luogo fortemente simbolico ed emozionante per chiunque lo visiti - spiega il sindaco Beppe Sala - Con il restauro della chiesa ipogea di San Sepolcro tutti i cittadini potranno conoscere un tesoro senza tempo. Gli affreschi e le straordinarie decorazioni riportate alla luce con i lavori non solo vanno ad arricchire il racconto della Milano antica ma confermano, una volta di più, quanto la nostra sia città d'arte, storia e cultura».

Fondata nel 1030 dal Maestro della Zecca Benedetto Rozzone come cappella privata, fu poi dedicata ai Cavalieri del Santo Sepolcro al termine della prima crociata. Posta all'incrocio tra il Cardo e il Decumano dell'antica Mediolanum, secondo gli studi di Leonardo da Vinci rappresentati in un disegno ora presente nel Codice Atlantico, la cripta venne definita dal Cardinale Borromeo, che qui pose la sede dell'ordine degli Oblati «umbilicus civitatis».

«Il restauro della Chiesa ipogea di San Sepolcro - spiega il Ministro per i Beni e le Attività culturali Alberto Bonisoli - restituisce alla città di Milano una parte importante del suo patrimonio culturale, che torna finalmente a essere fruibile in tutto il suo splendore. Fin da quando mi sono insediato ho deciso di sostenere interventi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione del nostro patrimonio».

Il restauro si è concentrato sulle superfici decorate e sugli intonaci, che hanno rivelato antiche decorazioni medioevali raffiguranti un ciclo ornamentale a stelle ed elementi vegetali, motivo ricorrente specialmente nelle architetture monastiche del XIII e XIV secolo. Accanto al sacello del Santo Sepolcro riappare l'immagine racchiusa in un tondo rosso dell'Angelo, forse dell'arcangelo Michele che annuncia la Resurrezione: un'immagine legata ai riti dell'accensione del cero nelle veglie pasquali e nelle processioni che da San Sepolcro arrivavano in Duomo. Non solo, il restauro, seguito dal comitato scientifico diretto dalla sovrintendente Archeologia, belle arti e paesaggio della città metropolitana Antonella Ranaldi, ha interessato anche gli affreschi delle crocefissioni, la Cena in casa di Simone, quelli cinquecenteschi della Madonna di Loreto e la Madonna e Santi Rocco e Giovanni Battista e gli stucchi e le decorazioni seicentesche dell'abside. «Un sentimento ovvio è quello della gratitudine verso il Ministero per i beni Culturali - commenta il prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana Marco Ballarini - per averci dato la possibilità di restituire questo gioiello dell'arte romanica alla città, l'altro sentimento è forse più complesso e rasenta quasi il timore perché la chiesa di San Sepolcro non è soltanto ricca di arte, m un patrimonio spirituale che non deve andare disperso».

Dal 18 ottobre al 31 dicembre la cripta ospiterà

Marina Abramovic con il ciclo di video «The Kitchen. Homage to Saint Therese», opera significativa dell'artista serba che si relaziona con una delle più importanti figure femminili del Cattolicesimo, Santa Teresa d'Avila.

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