Tutti sapevano, nessuno sapeva. Il caso dei fondi arabi alla Scala imbarazza le istituzioni e coi giorni emergono mezze ammissioni, richiami al sovrintendente e poi battute in ritirata. Alexander Pereira ha raccontato alla Stampa due giorni fa che «fu la Lega, un consigliere del governatore Fontana» a parlargli già il 9 luglio scorso dell'interesse dei sauditi «a fare qualcosa con la Scala». Un progetto avanzato al punto da materializzarsi nell'offerta di un contributo di 15 milioni in 3 anni per entrare nel cda del Piermarini e di 7 milioni per aprire un Conservatorio a Riad. «Anche il sindaco - aveva aggiunto Pereira - ne era informato, l'ho chiamato il 17 gennaio dall'Arabia per illustrargli il piano». Il tema è scottante, ieri da Strasburgo anche il presidente Pd della commissione Diritti Umani del Parlamento Ue, Antonio Panzeri, ha bocciato l'ingresso e stroncato Pereira: «Dice che i soldi andranno in Francia? Non è un problema di natura commerciale, si stava facendo un'intesa con un Paese che non rispetta i diritti umani». Beppe Sala due giorni fa si è infuriato per le uscite di Pereria e ha richiamato per la seconda volta tutti i membri del cda silenzio assoluto fino alla seduta del 18 marzo. Ieri ha visto il ministro ai Beni culturali Alberto Bonisoli a Palazzo Litta per una riunione già programmata sul museo del design, ma già il giorno prima si erano sentiti per disinnescare la miccia che rischia di far esplodere (anche) un caso diplomatico. Peraltro il capogruppo della Lega Alessandro Morelli ha già depositato una mozione in consiglio comunale per chiedere il licenziamento in tronco di Pereira. Ma Sala ieri lo ha difeso: «Ora non vorrei che si passasse a buttare la croce addosso al sovrintendente, che si è mosso per trovare delle soluzioni» ha dichiarato, precisando che «non è che non si sapesse che si stava muovendo in saudi. Certamente il suo racconto, questo stimolo da parte della Lega, è stata una cosa sorprendente per tutti». A Morelli manda a dire che «non è una mozione politica che servirebbe in questo momento: la Regione ha un membro nel cda, la Lega chieda al governatore di dare le giuste indicazioni al suo delegato e riportiamo le cose nelle giuste sedi di competenza». Parole che alla Lega e al Pirellone sono suonate come un tentativo di fare lo scaricabarile. In mattinata il governatore Attilio Fontana si era limitato a ricordare che la Scala «è una fondazione e ha assoluta autonomia, deciderà il cda il 18» e sulla richiesta di dimissioni: «Chiedete a Morelli». Ma ieri pomeriggio ha incontrato per 45 minuti Pereira in Regione e il sovrintendente ha ricostruito punto per punto la vicenda. Fontana a quanto si apprende non era a conoscenza dell'ipotesi di ingresso nel cda, solo della realizzazione del Conservatorio a Riad, dunque non c'era certamente un pressing da parte sua nè della Lega. E da Morelli parte un attacco più duro a Sala: «Il responsabile di questa situazione è lui, il presidente del cda. Mente quando dice che non era informato dell'ingresso saudita, pare che lo sapesse da dicembre ma avrebbe aspettato finora e tenuto una posizione pilatesca perché la sua immagine come sempre è più importante di Milano». E dopo la Lega e il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, ieri anche la deputata Fdi Paola Frassinetti ha depositato un'interrogazione al ministro Bonisoli contro l'ingresso dell'Arabia saudita nel cda: «Diventare soci fondatori significa anche diffondere tramite l'arte i valori della cultura occidentale. In tema di valori e diritti, soprattutto relativamente ai diritti delle donne, il Saudi secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum è classificata 141esima su 144 paesi rispetto alla difesa della parità di genere». Chiede dunque al ministro «quali iniziative intenda intraprendere per impedire che entri alla Scala uno stato straniero, ostile ai diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione Italiana». Ma Bonisoli, ieri a Milano per una visita al Cenacolo, si chiama fuori. Ribadisce a propria volta di aver incontrato il ministro della Cultura saudita a novembre a San Pietroburgo, «mi ha parlato di un progetto complessivo di apertura culturale dell'Arabia nei confronti dell'Occidente e in particolare dell'Italia, quando l'ho rivisto alla Prima del 7 dicembre Pereira mi ha detto che stava ragionando con lui su questo e l'ho collocato all'interno di un progetto più complessivo, di cui ho riferito giorni fa anche alla Farnesina e all'ambasciatore, stiamo parlando di una cosa più ampia della semplice situazione della Scala».
Ma ribadisce: «Il Mibact nomina due consiglieri, io ho le mie idee ma rispetto l'autonomia della Scala che è una fondazione e non intendo dare indicazioni. Giusto tenere i toni bassi e portare la questione nel cda, bisognerà entrare nel merito e capire esattamente chi è il soggetto che chiede di entrare, che tipo di coinvolgimento esattamente vuole».
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