Ma per avere peso politico serve un marchio di qualità

di Elia Pagnoni

U na proposta, un piccolo contributo da parte di chi - come il Giornale - segue lo sport milanese da anni e non vuole limitarsi a fotografare una situazione allarmante, ma suggerire anche qualche via d'uscita. L'occasione è stata la tavola rotonda organizzata nei giorni scorsi nella nostra sede, aperta dal direttore Sallusti con una suggestione: inserire nella Costituzione anche l'uguaglianza dei diritti di tutti gli sport. Già, perchè Milano, almeno negli ultimi vent'anni, sembra proprio la capitale della dsicriminazione sportiva: da una parte grandi potenze come Inter, Milan e Olimpia Armani, dall'altra piccoli club spesso dal glorioso passato ma dal presente pieno di difficoltà, a partire dall'endemica indisponibilità di impianti all'altezza. Una Milano degli sport minori, che preferiamo definire gli altri sport, spesso schiacciata dalla provincia, dove la pubblica amministrazione non è così lontana come viene percepita sotto la Madonnina. E così, mentre nella metropoli queste squadre sono dimenticate, come le abbiamo volute definire - senza offesa - nella nostra recente inchiesta, in provincia le società omologhe godono dei contributi degli enti locali e di sponsor che in un ambito molto più ristretto possono avere un ritorno pubblicitario e di immagine.

Così abbiamo pensato di proporre ai nostri ospiti un'idea che forse può aiutarli ad uscire dall'anonimato: perchè queste società, che singolarmente fanno fatica a far sentire la loro voce, non cercano di consorziarsi per proporsi come gruppo di eccellenze milanesi negli sport di squadra? Un modo per presentarsi con un progetto comune davanti alle istituzioni e al mondo dell'imprenditoria. Magari dopo aver ottenuto una certificazione del Coni (che purtroppo mancava al nostro tavolo) per poter avere il Comune e la Regione come interlocutori privilegiati. Perchè solo in quel modo, come ha detto l'assessore Guaineri, le amministrazioni possono favorire i contatti con le imprese e con i potenziali sponsor. Ci siamo permessi di suggerire ai presidenti uno slogan per riassumere questa idea: Milano fa squadra.

Potrebbe essere una chiave per uscire dall'anonimato e dalle difficoltà, per darsi una mano, per trovare sinergie tra discipline sostanzialmente omologhe. Perchè tutto non cada nel vuoto (dopo che altri tentativi sono stati percorsi in passato), servirebbe però una regia, magari dello stesso Coni milanese. Noi del Giornale abbiamo già garantito il nostro appoggio.

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