La banda della cocaina: due ammazzati in bici a 30 metri dai carabinieri

Mezzo etto di cocaina, duemila euro, materiale per il confezionamento delle dosi, un ritrovamento che, a distanza di poche ore, sembra abbia definito i tratti del duplice omicidio di Abbiategrasso. I due albanesi, zio e nipote, avrebbero tentato di allargare il loro giro di spaccio, e forse anche prostituzione, scontrandosi con altri pusher che li hanno liquidati senza complimenti. Li hanno attesi sotto casa e quando l'altra sera sono rientrati verso mezzanotte li hanno freddati a colpi di pistola e fucile da caccia.
Alban Medha e lo zio Ndue Bruka, clandestini di 27 e 51 anni, vivevano da tempo ad Abbiategrasso in una decorosa palazzina di tre piani di via Libia 13. Un appartamento di medie dimensioni, buoni mobili, cucina dotata di elettrodomestici, armadi pieni di abiti di ottima fattura. Due stranieri dalla vita discreta, che cercavano di farsi notare il meno possibili. Anche perché non erano in regola con il permesso di soggiorno, ragion per cui avevano accumulato qualche denuncia, gli unici precedenti in un fedina penale per il resto pulita. Ma dietro la silenziosa facciata di sobri immigrati si nascondevano due abili spacciatori, e forse sfruttatori, attività che i malviventi albanesi quasi sempre abbinano.
L'altra sera i due stanno rientrando in bicicletta quando in via Mazzini, a pochi passi da casa, vengono raggiunti dai killer. Almeno due, perché più tardi la scientifica accerterà come siano andati a segno cinque colpi di semiautomatica e uno di una doppietta. I sicari aprono il fuoco e feriscono il nipote con un colpo di fucile alla schiena e due di pistola allatesta, mentre tre altri proiettili raggiungono alla schiena e capo lo zio. I due stramazzano a terra, gli assassini si eclissano.
Sentite le detonazioni, i vicini lanciano l'allarme. Arriva il 118 che trova i due ancora vivi, cercano di rianimarli, ma inutilmente. Arrivano anche i carabinieri, la caserma dista dal luogo dell'agguato non più di 30 metri, che identificano i morti e vanno a perquisire la loro abitazione. Qui trovano appunto circa due mila euro, mezzo etto di cocaina, più bilancini di precisione e sacchetti di celophan, strumenti base dello spacciatore. I militari mettono a fuoco la personalità delle due vittime, scoprendo come siano arrivati ad Abbiategrasso nel 2008, siano clandestini e ufficialmente disoccupati. Hanno tuttavia un discreto tenore di vita, come dimostrano i begli abiti negli armadi e la disponibilità economica di Ndue Bruka, visto spesso perdere anche 500 euro al giorno alle slot machine del bar di via Mazzini. I vicini li descrivono come molto discreti, educati, riservati, tipico di chi non vuole farsi notare. Per il resto niente telecamere e pochi testimoni, solo qualche residente che ha sentito i colpi
Il quadro comunque è abbastanza chiaro.

I due hanno cercato di inserirsi nel giro della droga, oppure allargare la zona loro assegnata, andando a pestare i piedi a gruppi che si erano già divisi Abbiategrasso. Forse di altri albanesi, vista la spietatezza con cui hanno agito, senza nemmeno lanciare un avvertimento prima di agire. La dinamica infatti lascia pensare che le vittime siano state prese del tutto alla sprovvista.

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