«Bebè card, si cambia: ora dobbiamo aiutare anche il ceto medio»

L'assessore al Welfare: nuove regole dal 2019 Contributi aperti alle mamme che lavorano

Chiara Campo

Il 72% delle «Bebè card» va a mamme extracomunitarie. La consigliera di centrodestra Silvia Sardone giorni fa ha attaccato il Comune: «Sono dati - diceva - che confermano l'ossessione della sinistra per gli immigrati, gli italiani vengono sempre dopo». La «Bebè Card», ricordiamo, è il contributo mensile di 150 euro per 12 mesi destinato a neo mamme disoccupate o casalinghe con Isee inferiore ai 17.141 euro.

Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare del Comune. Conferma i dati e come risponde alle accuse del centrodestra?

«La percentuale si aggira tra il settanta e il settantadue per cento, non smentisco, ma sarebbe folle affermare che corrisponde anche alla suddivisione delle risorse generali del Welfare. Premesso che non credo che il tema sia distinguere tra italiani e stranieri ma tra chi è bisognoso e chi non lo è, ricordo che le risorse delle Politiche sociali vanno per oltre il 70% a persone italiane. Abbiamo aumentato in questi anni da 31 a 45 milioni di euro la spesa per disabili, siamo la città italiana che investe più soldi nel contrasto alla povertà e gran parte dei 38 milioni non vanno a stranieri. Lo dico senza farne un elemento di vanto, ma smettiamo di insistere sull'impegno della giunta a favore degli extracomunitari».

Il caso della Bebè Card però esiste, anche il Rei (Reddito di inclusione) introdotto dall'ex governo Pd finisce per il 67/68% a immigrati.

«La situazione si presenta quando parliamo di contributi alle famiglie con bambini, nel nostro caso ad esempio la Bebè Card, su cui investiamo circa 1,8 milioni all'anno. Ma ritroviamo percentuali simili nel Reddito per l'autonomia della Regione Lombardia,governata dal centrodestra, nel Rei e in quello che sarà il Reddito di cittadinanza del governo M5S-Lega, o nell'elenco delle famiglie in attesa per le case popolari: circa il 65% sono straniere e le regole sono regionali. Piantiamola di usare lo scontro italiani-stranieri come arma politica, semmai cerchiamo di lavorare insieme, Comune e Regione, per fare un passo avanti».

Come si possono riequilibrare gli aiuti?

«Se sono concentrati solo su nuclei in condizioni di estrema povertà ovviamente troviamo molti più stranieri con figli rispetto agli italiani. Ora dobbiamo pensare anche alle fasce superiori, non sufficientemente povere per accedere a Rei o Reddito di cittadinanza ma comunque in difficoltà perchè hanno nessuna forma di sostegno. Produciamo misure per il ceto medio impoverito, chi ha 14/15mila euro di Isee e paradossalmente non riceve una mano da nessuno. Nel Bilancio di previsione 2019 proporrò di destinare la Bebè Card anche a mamme con contratto di lavoro. L'abbiamo lanciata 3 anni fa quando non esisteva il Rei ma ora nonostante il tetto Isee sia di 17mila euro le risorse, col vincolo della disoccupazione, vengono esaurite da chi ne dichiara meno di 6mila. Scatterà anche un riequilibrio tra italiani e stranieri. Mi auguro che su questo terreno potremo lanciare interventi comuni con la Regione».

Come giudica il Reddito di cittadinanza?

«Stimola molto poco alla ricerca del lavoro, è una forma di assistenzialismo eccessivo».

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