Bomba al «Bridge bar»

Bomba al «Bridge bar»

Una barriera invisibile, ma più impenetrabile del «muro di Berlino», separa i due mondi, di qua le famiglie, con lavoro e figli, dall'altra i disperati, antagonisti, clandestini, spacciatori, rom, con il loro carico di rancore e violenza. Si scrutano, con timore i primi, con livore gli altri. «Dura viverci, dobbiamo sempre guardarci attorno, stare attenti a non “infastidirli”, rimanere rintanati nel nostro recinto, protetti da guardie giurate e vigilato da telecamere» spiega rassegnata una residente del Ticinese vicina sua malgrado, della composita «corte dei miracoli» di via Gola.

Per questo quartiere, saldamente in mano alla criminalità, da anni si sprecano i paragoni con la Casbah o il Bronx. Giuseppe Gissi, titolare del «Bridge caffè», ha provato a ribellarsi e domenica mattina gli hanno piazzato una bomba davanti alle vetrine. L'esplosione ha svegliando l'intero quartiere e, si spera, anche le Istituzioni perché è stato ormai ampiamente superato il livello di guardia. «Non è possibile però - sbotta la signora che accetta di parlare solo dietro stretto anonimato - che in pieno centro, uno degli angoli più suggestivi di Milano, a poche settimane dall'Expo, sia una terra di nessuno dove le regole non valgono. Ma come, noi “normali” dobbiamo pagare tasse, imposte, multe e sanzioni quando sgarriamo, “quelli” invece abitano gratis le case pubbliche, occupano la strada con le loro feste, spacciano droga a cielo aperto».

Un quartiere sempre stato difficile anche se a partire dal 2006 si cercò di riqualificarlo realizzando tra via Fusetti, Mangolfa, Argelati e Segantini una serie di confortevoli ed eleganti condomini dove appunto nel 2009 la signora andò ad abitare appena spostata e dove nacque il bambino. «Trovammo subito una situazione drammatica. Via Gola era già allora una zona franca, piena di spacciatori a tutte le ore del giorno e della notte, pronti a rifornire i frequentatori della movida dei Navigli. Con il tempo sono diventati sempre più sfrontati, avvicinano i nostri figli, li rincorrono fino all'ingresso della scuola. Poi i clienti. Fanno i loro bisogni per strada, accusano malori, vomitano in strada. Noi quando rientrano siamo costretti a giri viziosi per non incrociarli. Altrimenti dobbiamo aspettare che si spostino dalla carreggiata. A loro piacimento».

Nel 2013, ciliegina sulla torta, arriva anche il centro sociali «Cuore in Gola». «Altro problema. Le feste in strada bloccano tutto con barbecue improvvisati e musica musica a tutto volume fino a notte tarda. Quando non organizzano le manifestazioni e vanno ad assaltare il vicino commissariato. Ci odiano, rappresentiamo gli «speculatori», il nemico di classe. Qualche settimana fa hanno fatto un presidio con volantinaggio spiegando che i «pescecani del mattone» intendono sfrattarli per fare case di lusso. E hanno messo le foto dei nostri condomini in bella mostra. Non è stato rassicurante».

E così con il «cuore in gola» sono finiti i residenti, costretti a rintanarsi nei condomini trasformati in tanti «Fort Apache». «Viviamo isolati, tra vigilantes e telecamere, mentre fuori scorre un film di fantascienza. Rallegrandoci perché finora si sono limitati solo a imbrattare i muri perimetrali dei nostri palazzi e spaccare qualche vetrata al pian terreno».

I residenti hanno provato a lamentarsi con l'Amministrazione comunale e tempestare ci chiamate i centralini delle forze dell'ordine, ma con scarsi risultati. «Abbiamo spedito lettere e petizioni a Palazzo Marino, ma nessuna si è degnato di risponderci. Le forze dell'ordine non le chiamiamo più, tanto ci dicono che non vengono, non possono farci nulla, accampando mille storie.

Bisognerebbe andarsene ma dove e chi li compra più i nostri appartamenti? Ci stiamo rassegnando a essere stati abbandonati dalle Istituzioni, a vivere ostaggio di questa gente. Sperando solo che la situazione non peggiori».

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