Un bonus di 1.500 euro in caso di gravidanza o adozione, un contributo a fondo perduto che sarà moltiplicato per il numero dei figli in caso di parti o adozioni gemellari. La giunta regionale ha approvato ieri il nuovo «Bonus famiglia», riducendo da 1.800 a 1.500 euro l'assegno una tantum rispetto al primo semestre del 2018 ma alzando da 20mila a 22mila euro il tetto massimo dell'Isee, un mix che punta a raggiungere un numero più ampio di neo mamme. Con il pacchetto da 5,4 milioni di euro stanziato ieri le beneficiarie potrebbero arrivare a circa 3.500. Le domande potranno essere presentate indicativamente a partire dal primo gennaio fino al 30 giugno 2019, si tratta di un'operazione test, il prossimo anno la Regione valuterà eventuali correzioni. Sempre nell'ottica di ampliare la platea, nell'elenco dei requisiti (oltre ai 5 anni di residenza continuativa in Lombardia per entrambi i genitori) si legge che per accedere non bisognerà essere già «titolari di altre agevolazioni a sostegno della natalità per iniziative analoghe a livello comunale e nazionale». Si vuole evitare la sovrapposizione di aiuti. Andrà consegnata anche una scheda di «avvenuto colloquio per la vulnerabilità socioeconomica», secondo criteri che saranno definiti ora dalla Direzione generale competente. L'Ats avrà il compito di istruttoria delle domande, verifica dei requisiti e liquidazione dei contributi nei limiti del budget assegnato e fino a esaurimento delle risorse.
L'assessore alle Politiche per la famiglia Silvia Piani sottolinea che «il valore dell'iniziativa non è mai stato in discussione, ma abbiamo voluto ragionare per individuare e migliorare i requisiti di accesso, sia pure in via sperimentale, e attivare la misura inserendola nell'ambito del percorso più generale di riforma degli interventi a favore della famiglia». In caso di adozione il contributo sarà liquidato in unica tranche dopo l'approvazione della domanda, in caso di gravidanza in due tranche, una all'approvazione della domanda e la seconda dopo la presentazione della tessera sanitaria del neonato. «A seconda delle risposte che riceveremo e testato l'effetto delle modifiche calibreremo meglio le nostre azioni future» ribadisce Piani.
Come si diceva la competenza sulla verifica dei requisiti sarà in capo all'Ats, chi è interessato al bonus dovrà presentare certificato di gravidanza rilasciato da operatore sanitario competente in materia di ostetricia e ginecologia, che operi in strutture pubbliche o private, sentenza di adozione o decreto di collocamento in famiglia, attestazione Isee o Dsu (dichiarazione sostitutiva unica),
scheda di avvenuto colloquio per la vulnerabilità socioeconomica. Successivamente il richiedente si rivolgerà ai consultori pubblici e privati accreditati e a contratto per la redazione di progetti personalizzati condivisi.
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