La cascina di Bramante accerchiata dai palazzi e scordata dal Comune

A due passi dalla Centrale, poteva diventare infopoint di Expo ma visitare quel che resta della villa Pozzobonelli è impossibile

Due giornate di studi dedicate a Bramante e all'architettura lombarda del Quattrocento. L'università Cattolica (domani e mercoledì) celebra il genio dell'architettura rinascimentale milanese, a 500 anni dalla morte. A Donato Bramante è attribuito un gioiellino a due passi dalla stazione Centrale che sfugge all'attenzione dei milanesi e dei turisti, accerchiato come è alle spalle dai palazzi, sulla sinistra da un enorme hotel a 4 stelle e sulla destra da un night. Ma la Cascina Pozzobonelli, o meglio quel che resta in via Andrea Doria della grande dimora costruita in epoca sforzesca per la villeggiatura da Gian Giacomo Pozzobonelli - poco più di una cappella si è salvata dalla demolizione per realizzare le ferrovie a inizio '900 - è sparita anche dal radar del Comune. Così sembra, visto che del taglio dell'erba si occupano privati ma il tetto dell'edificio è coperto di edera, la cancellata è arrugginita e non mancano i soliti scarabocchi sui muri esterni. Ma non è tanto il degrado la questione. Il problema, vero, è la totale dimenticanza della cascina. A 500 metri dall'uscita della stazione e dal terminal degli autobus in arrivo da Malpensa, Linate e Orio al Serio, poteva essere il luogo ideale per realizzare un infopoint per Expo. Se Palazzo Marino ha perso tempo, su TripAdvisor - il celebre sito con i commenti dei turisti - c'è chi lo suggeriva già anni fa. «Un'opera così - scriveva un utente nel 2011 - dovrebbe essere salvaguardata ancora meglio e utilizzata, magari come sede di un ufficio di informazioni turistiche su Milano». Un altro è tornato alla carica nel 2013, «visto che Expo avrà come tema l'alimentazione, perché non ritrovare un percorso di antiche dimore che furono tenute agricole?». L'ultimo commento risale allo scorso agosto: «Una vecchia porzione di cascina milanese del 1500 da valorizzare per manifestazioni ed eventi culturali».

Niente da fare, almeno per ora la cappella della vecchia cascina si può ammirare solo al di là della cancellata e comunque dall'esterno. Il palazzo realizzato per le vacanze del nobile Pozzobonelli era forse un convento molto prima del 1492, quando alla villa si aggiunsero un porticato a dieci arcate e la cappella ottagonale, sopravvissuta all'abbattimento in più riprese della proprietà tra il 1898, con l'apertura di via Andrea Doria, e il 1907, anno di inizio della costruzione della Centrale. Molti studi si diceva assicurano le ci sia la mano del maestro di Urbino sull'architettura, per altri potrebbe essere stata opera di un allievo del Bramante. Sembra che per lo studio del restauro del Castello Sforzesco e la ricostruzione della Torre del Filarete (nel 1905), l'architetto Luca Beltrami si sia ispirato ai graffiti ritrovati proprio all'interno della cascina Pozzobonelli.

Raffiguravano il Castello nella sua configurazione originale e quindi con la torre edificata dal Filarete e crollata a causa di un'esplosione. Non c'è bisogno di dire che esposti al maltempo e allo smog e senza un'attività di restauro da anni, anche gli affreschi sono oggi in pessime condizioni.

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