Castello batte Duomo. La rocca sforzesca conquistata dai turisti

«Novecento di carta» aperta fino a venerdì è mostra di successo e diventerà itinerante

Castello batte Duomo. La rocca sforzesca conquistata dai turisti

Nel derby dell'appeal turistico, il Castello Sforzesco batte il Duomo. Non è tanto un discorso di bellezza, ma di divulgazione applicata alla conoscenza artistica. Se per visitare la basilica cattedrale metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria - per gli amici, Duomo di Milano - bisogna sottoporsi al supplizio della fila e della perquisizione, per ammirare il capolavoro eretto nel XV secolo da Francesco Sforza, divenuto da poco Duca di Milano, le procedure sono molto più «elastiche».

«L'Expo ha rappresentato per il nostro Castello un importante spartiacque - spiega al Giornale il direttore dell'area Soprintendenza Castello, Claudio Salsi -. Fino a qualche anno fa i turisti transitavano attraverso il nostro cortile, davano un'occhiata e andavano via. Ora, grazie anche a una nuova segnaletica più divulgativa e alla caffetteria, l'intera zona esercita un'attrazione con ricadute positive su tutti i poli museali ed espositivi interni alla fortezza».

Per trovarne conferma basta osservare le facce più che soddisfatte dei turisti (soprattutto quelli stranieri) che ogni giorno affollano le sale del Castello dove si respira il meglio della cultura che guarda al futuro grazie a radici ben piantate nel passato. Ed è proprio questo innesto tra antico e moderno il segreto del successo di una delle mostre più suggestive in corso nelle Sale Viscontee: Novecento di carta, il meglio dei disegni e delle stampe di maestri italiani provenienti dalle raccolte civiche di Milano (con un contributo della collezione privata di Intesa Sanpaolo). Una mostra bellissima inaugurata il 23 marzo e che, a furor di popolo, è stata procrastinata fino al 20 luglio. Chi non l'avesse ancora ammirata, non se ne pentirà se lo farà anche in questi ultimi giorni, perché si troverà testimone di un evento di cui si parlerà ancora a lungo.

«Novecento di carta - confida il direttore Salsi, che è stato anche il curatore della mostra - potrebbe diventare itinerante assumendo il ruolo di ambasciatore della cultura nel mondo». Un successo in perfetta simbiosi con la capacità del Castello di rigenerazione tanto architettonica quanto «intellettuale».

Notevolmente trasformata e modificata nel corso dei secoli, tra il '500 e il '600 la fortezza fu una delle principali cittadelle militari d'Europa. «Restaurato in stile storicista da Luca Beltrami - spiegano immancabilmente le guide turistiche che accompagnano i gruppi all'ombra della Torre del Filarete - fra il 1890 e il 1905, è oggi sede di istituzioni culturali e di importanti musei. È uno dei più grandi castelli d'Europa nonché uno dei principali simboli di Milano e della sua storia».

«La grafica è considerata, a torto, una tecnica di minore pregio artistico - dice Claudio Salsi -, Novecento di carta è la dimostrazione di quanto invece essa sia rappresentativa anche per maestri già ampiamente valorizzati: da Boccioni, a Sironi, da Morandi a Fontana, da Modigliani a De Chirico. Personalmente sono affascinato dagli autori della prima metà del secolo e dal ruolo-chiave di quei personaggi che hanno dato per la prima volta alla grafica italiana un respiro internazionale».

A un occhio meno sofisticatamente allenato come quello di Salsi, saranno invece

gli artisti del secondo Novecento a fare colpo: Merz, Parmiggiani, Afro, Pomodoro, Capogrossi, Melotti, Baj, Pistoletto, Boetti, Schifano e tanti altri. A dimostrazione che l'arte - come la vita - è bella perché è varia.

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