Un centro di recupero dentro il boschetto Guerra totale alla droga

Intercettare sul posto i ragazzi da salvare Ecco il piano di Regione e Municipio

(...), per acquistare eroina a prezzi stracciati e sostanze chimiche.

È un marchio di vergogna per Milano quella processione ininterrotta di disperati dai binari della ferrovia fino a via Sant'Arialdo, dal mattino fino a notte inoltrata. Ma adesso la guerra alla droga si dichiara davvero. L'idea concepita prevede un intervento integrato di forze dell'ordine e personale socio-sanitario. Il piano è stato concepito sull'asse Municipio-Regione-comunità di recupero, e l'obiettivo è partire nei primi mesi del 2019. L'obiettivo guida è intercettare i tossicodipendenti, «agganciarli» fisicamente alle porte della stazione per indirizzarli verso un'opportunità di recupero.

La premessa è l'attuale disastro di Rogoredo: un abisso morale, sociale, igienico-sanitario. Un inferno che rischia di gravare come un marchio sull'immagine della città e che a Milano non si vedeva più da decenni. «Le giunte di centrodestra hanno recuperato il Bosco delle Cave e piazza Vetra da spacciatori e tossici - ha detto l'assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera, milanesissimo e in prima linea nelle amministrazioni di Gabriele Albertini e Letizia Moratti - le giunte di centrosinistra hanno lasciato che il boschetto di Rogoredo diventasse un luogo di degrado». Ma non ci si ferma alla denuncia degli errori del fronte politicmente avverso. «Nonostante questa gigantesca ed imperdonabile responsabilità - ha aggiunto infatti Gallera - non ci tiriamo indietro dal mettere in campo tutte le iniziative necessarie per provare a recuperare questi poveri ragazzi e strapparli alla dipendenze della droga e recuperarli».

«Ruspe» ma non solo. Tutti possono constatare che - nonostante l'impegno delle forze dell'ordine - la piaga è più aperta che mai. E in queste condizioni fermare la manovalanza dello spaccio ha poco senso, visto che non mancano i disperati da arruolare come rincalzo nel piccolo cabotaggio dei traffici letali. L'unica possibilità - questo il ragionamento - è una presenza diversa, «concorrenziale», che sia altrettanto vicina e visibile: una presenza che prefiguri un percorso di recupero, prosciugando la domanda di droga, il mare in cui sguazzano i pesci grandi dello spaccio.

Per farlo si prevede una presenza di volontari in stazione e anche dentro il boschetto, con due container che potrebbero essere installati nell'area adesso data in concessione a «Italia nostra», previa revisione della convenzione firmata col Comune. Solo per installare i prefabbricati servirebbero oltre 100mila euro. E con l'impiego del personale socio-sanitario, una decina di persone dotate di adeguate competenze riabilitative, si arriva a un costo che si aggira sul mezzo milione. «È un grosso impegno, e c'è un grande lavoro dietro - spiega il presidente del Municipio 4 Paolo Bassi - Si vuole intervenire sotto il profilo socio-sanitario e anche dell'attività di polizia e repressione delle attività criminali. La nostra idea è che si possa andare oltre la riduzione del danno, e recuperare. Teniamo presente che l'emergenza dell'eroina che oggi vediamo al boschetto non si circoscrive a Rogoredo, che la subisce, anzi c'è il rischio che l'indotto si allarghi ad altre zone: solo poche giorni fa ho chiesto ad Amsa si ripulire e togliere le siringhe di giardini che sono in centro».

Guerra alla droga, dunque. Una guerra totale, che si serve di strumenti repressivi e di professionalità dedite a percorsi di recupero.

Il piano di Regione e Zona, coordinato dall'Asst, si avvale dell'eccezionale esperienza di personalità come quelle di don Chino Pezzoli, che da 40 anni di occupa degli emarginati di Milano e negli anni Ottanta ha fondato la comunità Promozione umana. Adesso, per tutti, la sfida più difficile. Quella di Rogoredo.

Alberto Giannoni

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