Quanti fantasmi amichevoli sul palcoscenico e in sala. La sede storica del Piccolo, intestata al fondatore Paolo Grassi, è casa di Carlo Goldoni. Le sue creature, da maschere rivelatrici come Arlecchino alla minuta umanità di calli e campielli, qui hanno saltellato, pianto, riso. E nei teatri resta una patina di passato, anche tra le poltrone, dove il pubblico ormai ingoiato nel tempo ha applaudito. Possiamo capire, quindi, con che rispetto Roberto Latini, attore e regista di alta considerazione, ha presentato alla stampa proprio al Grassi «Il teatro comico» da lui diretto, in scena in via Rovello da domani al 25 marzo.
Si tratta di una commedia in tre atti (ridotti a due) poco frequentata di Goldoni, scritta nel 1750. Opera di passaggio tra l'imperante commedia dell'arte, basata sull'improvvisazione, e quella, del tutto nuova, che parte da un testo scritto e in seguito diventa la cifra stilistica del drammaturgo veneziano.
Oltre che cerniera tra due modi di fare spettacolo, l'opera è di una modernità sconcertante; anticipa sviluppi metateatrali che avremmo visto, quasi due secoli dopo, in Pirandello - autore amato e portato in scena da Latini - e dialoga con i maggiori indagatori d'anime del Novecento (Latini fa i nomi di Artaud, Beckett, Ionesco, Pinter, e ci fermiamo). Il direttore del Piccolo, Sergio Escobar, paragona «Teatro comico» a una partitura jazz, con linee di fuga e soste improvvise che ne danno il ritmo. La saltellante camminata di Arlecchino, in effetti, rimanda ai sassofoni e alle trombe.
Per Latini, 47 anni, romano, premio Ubu 2017 come miglior attore e performer, è la prima regia in una produzione del Piccolo, con una compagnia inedita. Latini, anche in scena nel ruolo del capocomico Orazio, sottolinea il valore di quest'opera, «prefazione alle mie commedie», scriveva un Goldoni 43enne; infatti ne scrisse 16 nello stesso anno, sempre per il capocomico Girolamo Medebach.
Ma cosa vediamo al Grassi, sorvegliati da un Arlecchino gigante a lato del palcoscenico? Con una compagnia di sette attori, oltre lui, Latini mette in scena le prove di una farsa, intitolata «Il padre rivale del figlio». Maschere e attori sono chiamati dal capocomico ad abbandonare l'improvvisazione per il nuovo stile, la scrittura che mette in bocca le parole da recitare, gesti e figure cui dare vita.
«Non teatro nel teatro - ricorda Latini - ma la coscienza del teatro». La riforma goldoniana, una rivoluzione nel teatro europeo, spiegata allo spettatore, che in poltrona può perdersi nel gioco delle maschere, divertirsi e pensare a come dentro il passato una forma d'arte può trovare il futuro. Si ride con lo spettacolo?
Anche, ma far
ridere non è l'obiettivo del lavoro. Intorno a Goldoni, mai svelato del tutto, continuano gli incontri nel Chiostro Nina Vinchi del Piccolo. Il prossimo sarà mercoledì 21 febbraio, con Latini e il cantautore Daniele Silvestri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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