Domenica pomeriggio. Sono quasi le cinque in corso Buenos Aires. È una giornata di festa, si dovrebbe vedere, respirare, quasi toccare nell'aria quell'atmosfera allegra di preparazione al Natale. E invece... «E invece è triste. E buia. I lampioni sono ancora spenti. Se non ci fossero le luminarie messe da noi commercianti e le vetrine accese, il corso sarebbe davvero un mortorio». Gabriel Meghnagi, presidente di Ascobaires non parla per fare polemica. Parla perché è stato un sabato nero. E perché la domenica a metà pomeriggio pareva pure peggio. Vendite in calo del 25 per cento, ha calcolato dal suo osservatorio di Buenos Aires. Fino a venerdì il calo era contenuto intorno al 5%, poi il tempaccio, la gente che va di corsa, la batosta del week end che sarà dura da recuperare da qui a mercoledì. Ma anche nel resto della città pare che non sia andata diversamente. In centro hanno dovuto fare i conti pure con Cairoli e Cadorna off limits per il corteo di un migliaio di egiziani pro Morsi e contro il regime militare. Risultato: «Le vendite di Natale? 30 per cento in meno» conferma Giorgio Montingelli, presidente del coordinamento delle Associazioni di via dell'Unione del Commercio. È calata non tanto la quantità dei regali, è stata ridotta la spesa complessiva. Ecco perché secondo il presidente di AscoBaires quest'anno «il Comune avrebbe dovuto ravvivare la città almeno con qualche luminaria e iniziativa in più. Invece non c'è assolutamente niente. Non è una città in festa». E non è stato fatto niente neppure per attirare i turisti, gli unici che rimpolpano un po' le casse dei commercianti. «Tiene solo Montenapoleone, grazie a quei pochi stranieri che fanno impennare gli scontrini da una media di cento euro a 400 euro», spiega Meghnagi. Invece secondo lui neppure gli italiani che possono spendere lo fanno «perché hanno paura che gli vengano a guardare fin dentro i sacchetti». «Bisognava rendere Milano più attrattiva, invece la si è tenuta spenta. Ma non era il momento giusto. Il Comune non ha fatto molto per darci una mano conclude Meghanagi ha tagliato anche il sostegno per le luminarie di Natale». Tra i commercianti chi deve in qualche modo fare quadrare i conti di fine anno ha già cominciato i saldi, più o meno allo scoperto. «Peggio va la stagione normale e più vengono anticipati gli sconti», fa notare Montingelli. Quelli veri, ufficiali, come la legge regionale prevede, cominceranno il 4 gennaio. Molti milanesi preferiscono attendere quella data per gli acquisti. E così sotto l'albero di Natale diventano sempre più frequenti, i buoni, «i buoni di acquisto e i regali diventano solo una spesa anticipata», spiega Montingelli. E infatti in corso Buenos Aires i negozi che vendono abbigliamento per uomo sono fermi così come quelli che vendono calzature. Certo i milanesi non rinunciano ai giochi o al panettone.
Ma in centro quel trenta per cento di vendite in meno sommato al trend negativo dell'anno avrà i suoi pesanti strascichi. In una delle vie di seria A del centro un commerciante che ha due negozi di prestigio da gennaio lascerà a casa due dipendenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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