Chiara Campo
Doveva aprire la seconda giornata del Forum per l'Italia promosso dal segretario reggente del Pd Maurizio Martina (che ieri ha dichiarato concluso il suo mandato) ma l'intervento del sindaco viene posticipato alle 11 per evitare che parli ad una sala semivuota. Anche ex ministri e colonnelli del partito ieri sono arrivati con calma, le circa 200 sedie quando prende la parola Beppe Sala sono tutte occupate ma la gente in piedi è pochina. Scordarsi le ressa del Pd quando aveva il vento in poppa. E il sindaco attacca con una battuta semiseria: «Erano due mesi che c'era il sole, siete attivati voi e diluvia. Qualche pensiero me lo dà..».
Ai big nelle prime file, dall'ex premier Gentiloni agli ex ministri renziani Madia, Franceschini, Graziano Delrio a Andrea Marcucci, Emanuele Fiano, Lia Quartapelle, Mattia Mor o Piero Fassino propina dal palco una lezione sulla buona gestione milanese e «4 consigli» o «modesti suggerimenti» (per non dire schiaffi) «da uno che non ha la tessera ma vuol bene al Pd». A Milano, attacca Sala, «non ci chiudiamo in conclave per decidere quali sono speranze e paure della gente, ci prendiamo i rischi e abbiamo una rete che coltiviamo».
«Non voglio fare il maestro» dice «ma qui non deroghiamo mai sulle linee politiche, non fiutiamo l'aria sui diritti, l'apertura al mondo, l'europeismo, e non abbiamo mai sbandato su queste linee». La lezione del compagno Beppe, oggi è concentrato solo su Milano - come risponde continuamente a chi ipotizza entro un paio d'anni la scalata alla sinistra nazionale - continua col «rilanciare sempre verso il futuro». Cita il Pgt che disegna la Milano del 2030 o il Piano quartieri da 1,6 miliardi. C'è il tema ambientale («sta diventando di moda parlarne ma noi siamo i più titolati»). E «se passa il treno delle Olimpiadi? Ti ci butti perchè fa parte della visione piedi per terra e sguardo lungo». La platea dem applaude molto. Soprattutto quando il discorso vira sulla parte più politica, i 4 consigli al Pd che «si trova in un momento delicato ma non irrecuperabile».
Primo tema: congresso ed Europee. «Da sindaco e da Beppe - incalza - voglio un segretario che sappia che per 2-3 anni occupa questo ruolo e nei rari momenti di autoesaltazione non penserà mai a sè stesso come candidato premier». Un segretario «voglia fare vita da mediano», e qui la stoccata è al protagonismo di Matteo Renzi, «che stia un giorno a Roma e 6 in giro, basta col pensare che al sud abbiamo il 5%. E deve saper costruire una partnership, non solo dentro al partito, ma come facciamo noi a Milano con Assolombarda o Confindustria, ci siamo sempre. Vi chiedo, stiamo parlando o no con le coop?». Sulla questione Europee, «chi si candida lo deve sapere a dicembre, perchè i collegi sono ampi e vanno girati, e deve sapere che simboli e che apertura ci sarà. C'è qualche pazzo che pensa che il Pd non debba aprirsi? Ma oggi pensare di minare le basi del Pd è follia, stiamo attenti».
Si passa ai temi su cui i dem devono farsi sentire: la questione femminile «intesa non solo come violenza», o le infrastrutture, «possibile che non diciamo che senza Tav da Milano le merci andranno a Francoforte e poi sulla direttrice per Budapest? Bisogna saperle queste cose, non è un problema di penali» si scalda. E la semplificazione degli enti, «per mantenere un baraccone di 8mila Comuni i grandi avranno sempre meno». Passa a invocare l'«opposizione dura», vuole «un segretario che si senta, che al prossimo caso Lodi (la mensa negata ai bimbi non in regola coi documenti da parte della sindaca leghista, ndr.) metta fuori dal municipio 200 persone finchè quella non cambia idea. L'opposizione si fa in piazza e non solo demonizzando Salvini e Di Maio sui giornali». Anche se «la comunicazione è centrale, ma piuttosto che un guru prendiamo giovani».
E «basta scimmiottare Lega-M5S, tornerà il tempo della
competenza e dobbiamo farci trovare» dice. Chiude con un tema caro ai suoi: «Diciamo no a prima gli italiani ma sì a quelli che fanno il loro dovere a prescindere dal colore della pelle». Suona la campanella, la scalata continua.
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