Fa e disfaa l'è tutt on lavurà, dicevano i vecchi milanesi: e questo motto sembra sovrintendere all'incredibile episodio avvenuto in corso Lodi, dove un tratto di pista ciclabile pienamente efficiente è stato demolito per decisione del Comune, per poi venire ricostruito a un paio di metri di distanza, sull'altro lato della carreggiata in direzione centro. Costo totale dell'operazione: ben centottantamila euro, il 5 per cento del budget totale del lotto B del piano di «raggi verdi».
Lo spreco di corso Lodi chiama in causa l'intera, malferma strategia della giunta Pisapia in termini di «mobilità sostenbile» e in particolare di piste ciclabili. Su corso Lodi sta prendendo forma infatti una pista ciclabile che rappresenta l'esempio più eclatante di «pista pesante»: lavori interminabili, costi alti, spazio in abbondanza sottratto alla circolazione e al parcheggio delle automobili. Un paradiso per i ciclisti, ma la negazione dell'idea di «piste leggere», a basso costo e a basso impatto, teorizzata dall'assessore Maran.
Se il costo della pista di corso Lodi (centottantamila euro per poco più di cento metri, ovvero più di 1.500 euro al metro) venisse applicato ovunque, per realizzare le piste ciclabili promesse durante la campagna elettorale non sarebbe sufficiente l'intero bilancio della ripartizione.
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