I comuni lombardi sono i più virtuosi dItalia e cè una bella differenza tra il loro modo di operare e quello del resto della pubblica amministrazione in altre parti del Paese. Lo dicono i dati presentati ieri da Anci Lombardia e Ifel, listituto per la finanza e leconomia locale. Lo ribadisce il presidente dellAssociazione nazionale Comuni italiani per la Lombardia, Attilio Fontana, analizzando il quadro finanziario di 1.500 Comuni lombardi. «La nostra regione dimostra ancora una volta di essere il motore trainante delleconomia». Non solo, le realtà locali sono quelle che hanno sostenuto sulle proprie spalle buona parte del peso del risanamento dei conti pubblici, che hanno fatto salti mortali per ridurre le spese in maniera più rilevante rispetto alla media degli altri comuni italiani e del Nord, così come era stato richiesto a livello centrale. Eppure, nonostante questo, sono quelli che si sono visti ridurre maggiormente i trasferimenti dei fondi. Ed ora la situazione è insostenibile. Per il taglio delle entrate di un miliardo e cento (dati 2008 a livello nazionale) e per la mancata copertura integrale dellIci (796 milioni per il 2009 a livello nazionale). «È necessaria una risposta rigida e, nel caso, dura a questo centralismo che ci sta soffocando. Serve una ribellione istituzionale annuncia Fontana alla vigilia dellincontro a Roma tra Silvio Berlusconi e una delegazione dellAnci, guidata da Sergio Chiamparino, terminato con la promessa del premier di fare il possibile per venire incontro alle esigenze dei Comuni locali e di sottoporre il problema al ministro Tremonti. Intanto le associazioni lombarde sono già pronte per una mobilitazione domani a Milano. «Siamo virtuosi, ma ormai anemici. È impensabile che si succhi ancora sangue dai comuni lombardi. Ci vogliono regole nuove: ora sono premiati i meno virtuosi, mentre quelli che rispettano i parametri rischiano di scomparire». Dati alla mano, le realtà locali lombarde sono state più che efficienti: nel triennio le spese correnti delle amministrazioni lombarde sono cresciute del 3,3%, a fronte di un incremento nel resto della pubblica amministrazione del 16%. È qui, secondo Fontana, che il ministro delle finanze deve andare a cercare sprechi e a fare i tagli.
In queste condizioni, il patto di stabilità non è più sinonimo di buon governo, ma si traduce in una penalizzazione per chi lo rispetta. «Nei Comuni se tu risparmi, ti bloccano i soldi - spiegano dallAnci Lombardia -. Un conto è ridurre gli sprechi, altro è non poter attingere alle proprie risorse per garantire i servizi». Cè poi la questione del taglio dei trasferimenti erariali e la mancata copertura integrale dellabolizione dellIci.
Ma torniamo ancora ai numeri. A fronte della crisi e della morsa del patto di stabilità, dal 2003 al 2007 sono 330 i milioni di euro che gli enti locali lombardi hanno risparmiato, mentre a livello nazionale il risultato netto di bilancio è peggiorato di 300 milioni. Tradotto in termini pro capite significa che i Comuni hanno speso nel 2007 1.093 euro per abitante, 65 euro in meno della media dei Comuni italiani (-30 euro rispetto ai Comuni del Nord e -80 rispetto alla media nazionale). Così per la spesa negli investimenti pari a 248 euro pro capite, valore inferiore di circa 20 euro alla media nazionale e di oltre 33 se paragonato alle altre amministrazioni locali del Nord.
«Sappiamo che il federalismo fiscale è la ricetta giusta - conclude Fontana -, ma a questo paradiso annunciato rischiamo di arrivarci privi di vita. Da subito servono regole nuove, che premino i virtuosi e non quelli che sono al limite del dissesto».
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