«Conti in bilico, è colpa del governo»

Al Comune «ballano» 170 milioni. Vendute 15 caserme: i soldi sul piano periferie

Chiara Campo

«Tutti i Comuni stanno aspettando tre risposte dal governo per poter chiudere il Bilancio di previsione 2019 e portarlo in aula ma da Roma non si alzano segnali di fumo». L'assessore al Bilancio Roberto Tasca giorni fa ha firmato con gli omologhi di Torino (a guida 5 Stelle) e Genova (centrodestra) una lettera al governo Lega-M5S perchè sblocchi lo stallo. C'è il nodo ancora non risolto sul «Fondo crediti di dubbia esigibilità», le risorse che le amministrazioni devono accantonare a copertura delle mancate riscossioni (Milano per dire ha sommato negli anni oltre 2 miliardi di crediti non riscossi e dovrebbe accantonare una settantina di milioni). La seconda domanda (finora) senza risposta riguarda il fondo perequativo Imu-Tasi, che è già stato ridotto del 50% l'anno scorso e non se ne trova traccia nella manovra. A compensazione dell'abolizione della Tasi Palazzo Marino ottenne un trasferimento di circa 84 milioni per il 2017 sceso a 42 per il Bilancio in corso. Terza questione: il «decreto Renzi» firmato nel 2014 dall'ex premier per garantire gli 80 euro in busta paga prevedeva il blocco di alcuni trasferimenti ai Comuni fino al 2018. «La scadenza è prossima, dovrebbero essere ripristinati quei fondi valgono 20 milioni, ma ancora non ci sono certezze» spiega Tasca. «Il sindaco Sala mi chiede di presentare il Bilancio, internamente saremmo pronti, ma come faccio a chiudere i conti se ballano tra i 130 e 170 milioni di euro in più o in meno?» provoca l'assessore. L'ultimatum naturale dovrebbe scattare a breve, per legge i Consigli comunali devono votare il Bilancio di previsione entro il 31 dicembre, «poi normalmente viene concesso una proroga di tre mesi» ricorda Tasca. Che vorrebbe però chiudere quanto prima la pratica. E la lettera bipartisan con Torino e Genova dovrebbe spingere il governo a una mossa, anche se «abbiamo chiesto di essere ricevuti dalla sottosegretaria al Ministero dell'Economia Laura Castelli e ad oggi non abbiamo ricevuto nessun invito».

Il Comune ha invece preso formalmente atto lo scorso 23 ottobre che è andata deserta l'asta per la vendita in blocco di 15 caserme di proprietà. Va detto che il bando era un atto obbligato, una volta esplorato il mercato ha potuto quindi accettare la proposta di acquisto di Patrimonio Italia, il fondo gestito da Invimit (società del Ministero dell'Economia) che a inizio luglio aveva offerto al Comune 68,5 milioni per acquistare le 15 sedi attualmente in uso alle forze dell'ordine (dalla caserma dei Cc «Pastrengo» in via Marcora 1 alle caserme di via Chopin, Satta, Lago di Nemi, Prmaticcio, viale Monza). Per via Marcora, viale Certosa 7 e piazza Venino 3 Invimit e Comune stanno aspettando il via libera della Sovrintendenza, le tre caserme sono soggette a verifica di interesse culturale. Non cambieranno destinazione almeno fino a scadenza dei contratti.

I quasi 70 milioni invece anticipa Tasca «andranno a finanziare progetti inseriti nel Piano quartieri da 1,6 miliardi» appena presentato dal sindaco. Domenica inizierà il tour della giunta in tre Municipi per raccontare il piano e raccogliere le proposte dei residenti.

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