Controlli e sequestri, i serbi marcati a uomo

Una giornata vissuta in apnea, con centinaia di agenti a «braccare» i circa 2.500 tifosi serbi arrivati con cattiva fama e ancora peggiori intenzioni. Ma le strategie elaborate tra Milano e Belgrado dalle diverse autorità di polizia, hanno disinnescato una bomba ad altissimo potenziale distruttivo. Controlli esasperanti lungo il percorso, spostamenti rallentati per impedire il contemporaneo arrivo dei pullman, arresti mirati degli elementi più pericolosi, punti nevralgici presidiati da personale in tenuta antisommossa hanno infatti impedito alle frange estreme di organizzarsi e provocare incidenti. Così in tarda serata la giornata è andata in archivio con un collettivo sospiro tirato tra Italia e Serbia.
La paura del resto non era certo immotivata: due anni fa Genova venne presa in ostaggio da ultrà serbi che, calati a sostenere la loro Nazionale, prima misero a ferro e fuoco la città, poi fecero il diavolo a quattro allo stadio impedendo la partita. E ancora: solo due mesi fa i tifosi croati dell'Hajduk Spalato tentarono di aggredire i supporter dell'Inter causando violenti scontri con la polizia. E croati erano anche i tifosi della Dinamo Zagabria, impegnata contro il Milan, che nell'agosto del 2000 misero a ferro e fuoco il centro. Poi c'erano le pessime notizie in arrivo dalla polizia serba: le due frange di ultrà avrebbero dei conti da regolare e quindi deciso di farlo in Italia dove la polizia ha fama di essere meno dura di quella di casa.
Le premesse per una giornata ad altissima tensione c'erano tutte e così l'altro giorno è scattato il piano di sicurezza. Innanzitutto divieto di servire alcolici in centro, allo stadio, in stazioni e aeroporti fino a venerdì mattina. Poi l'arrivo di rinforzi da altre città portando il contingente a circa 700 agenti. Se si pensa che per le partite di campionato a maggior rischio ce ne sono 500, si capisce l'attenzione di Prefettura e Questura. Massima poi la collaborazione delle polizie dell'ex Jugoslavia a partire da quella serba che già in partenza dalla capitale aveva iniziato a operare un controllo capillare su tutti i mezzi in partenza. Così già mercoledì, appena fuori Belgrado, venivano fermati cinque pullman con 300 ultrà armati fino ai denti di spranghe e bastoni. Controlli poi ripetuti anche dalle polizie croate e slovene. Un espediente che oltre a individuare i teppisti ha anche ottenuto lo scopo di rallentare la marcia dei pullman.
Passate le frontiere, i tifosi sono stati presi in consegna alla polizia italiana che ha iniziato a seguire i diversi mezzi, ripetendo ancora verifiche e controlli. In questo modo i 13 torpedoni segnalati in partenza da Belgrado, sono arrivati a Milano scaglionati, gli ultimi hanno avuto appena il tempo di arrivare allo stadio per il fischio iniziale. Pochi quindi i serbi apparsi in centro nel pomeriggio: non più di un centinaio e tutti piuttosto tranquilli. Anche perché erano tenuti d'occhio da decine di agenti che hanno sequestrato casse di bottiglie di birra, facendo così mancare loro il «carburante». Poi finalmente alle 19 è iniziata la gara: i serbi sono stati relegati al terzo anello con le due tifoserie rigidamente separate.

Alle 21, cessate le ostilità, la questura ha tenuto a lungo bloccati i tifosi sulle gradinate fino a quando, completamente esausti si sono fatti docilmente riaccompagnare ai pullman. E la città ha potuto finalmente riprendere a respirare.

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