Un controllore Atm chiede il biglietto: massacrato di botte

Una banda di sudamericani armati di tirapugni l'ha mandato all'ospedale con un braccio rotto

Un controllore Atm chiede il biglietto: massacrato di botte

«Scusate, dove andate senza biglietto?». E' bastata questa domanda - legittima - per scatenare l'inferno. L'agente Atm si è visto gettare a terra da cinque uomini peruviani e riempire di calci e pugni, senza più capire niente e senza nemmeno avere il tempo di difendersi. È accaduto giovedì sera alle 23,20 alla stazione metropolitana di Conciliazione, linea rossa, in pieno centro.

L'agente addetto alla sicurezza sul mezzanino, un uomo di 45 anni e padre di tre figli, ha cercato di fermare un gruppetto di sudamericani che erano riusciti a entrare in stazione senza biglietto, probabilmente scavalcando i tornelli. Questi, di tutta risposta, hanno tirato fuori dalla tasche dei giubbotti il proprio tirapugni personale. Il tempo di indossarlo ed è cominciato il massacro in stile Arancia meccanica. Hanno aggredito l'agente alle spalle gettandolo a terra e gli sono saltati addosso in cinque, spaccandogli un braccio e riempiendolo di botte, compresa una brutta ferita alla testa. I pochi passeggeri presenti sono rimasti immobili e impotenti di fronte all'assalto di gruppo. Se non fosse stato per l'intervento di un ragazzo, dipendente di una ditta esterna che collabora con Atm, forse l'epilogo di questa aggressione sarebbe stato ben più grave. Invece, minacciati dalla presenza di un testimone e dall'arrivo delle forze dell'ordine, i peruviani sono scappati. Ripresi dalle telecamere del circuito interno Atm sono stati fermati poco dopo e portati in questura.

L'agente del mezzanino è stato accompagnato al pronto soccorso con il volto sanguinante e le ossa spaccate. Gli è stata data una prognosi di trenta giorni ma almeno è tornato intero dalla sua famiglia.

Oltre al danno la beffa: dopo una nottata trascorsa al pronto soccorso, alle sei del mattino l'uomo non ha nemmeno potuto appoggiarsi all'auto-radio che Atm riserva ai propri dipendenti in situazioni del genere perché - precisa la direzione Atm - il veicolo aziendale era già impegnato in un altro servizio. L'agente ha dovuto chiamare un taxi e farsi riaccompagnare a casa. Con una piccola nota positiva: il tassista, colpito dalla sua storia, ha voluto dimostrare un po' di solidarietà e non gli ha fatto pagare la corsa. (In ogni caso, la spesa del viaggio sarebbe stata rimborsata dall'Atm). Come a dire che anche i tassisti, pera strada 20 ore su 24, si sentono spesso poco sicuri.

«Anche dopo questo episodio - denunciano i colleghi tranvieri - siamo costretti a intonare il solito ritornello: chiediamo di potenziare la sicurezza, siamo scandalizzati da questo silenzio assordante. Sembra quasi che aggressioni del genere siano diventate normali ma noi non possiamo accettare questa assuefazione. Soprattutto se a casa abbiamo moglie e figli che ci aspettano».

I tranvieri e i controllori non si sentono sicuri e urlano a gran voce che «ormai è diventato impossibile svolgere bene il nostro lavoro». Alle volte ci pensano due volte prima di chiedere il biglietto a qualche passeggero che è palesemente senza. «Vogliamo portare a casa la pelle». Come a dire che la legge del metrò tutela i più violenti, quelli che, tra minacce e insulti, fanno quel che gli pare e non vengono intimoriti nemmeno da una divisa. Lo scorso ottobre, all'altezza a Cadorna, c'è stata una rissa a bordo di un treno solo perché un ragazzo, per difendere la fidanzata, ha cercato di ribellarsi allo scippo da parte di un gruppo di rom. È finita a botte, creando scompiglio e paura fra i passeggeri.

«Siamo stufi di vedere vecchiette che vengono da noi in lacrime perché sono state derubate - spiegano gli operatori delle stazioni del metrò - ragazzini che sono stati scippati o minacciati. Se non arriveranno rinforzi, abbiamo paura anche per Expo, quando da gestire ci saranno flussi di passeggeri ben più folti».

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