Il corteo per ricordare Dax si trasforma in un incubo

Mancano ancora una decina di giorni all'appuntamento, ma le forze dell'ordine stanno già monitorando i movimenti della sinistra radicale in vista dei dieci anni dalla morte di Davide «Dax» Cesare, militante di un centro sociale. Sabato 16 infatti si svolgerà una manifestazione, alla quale sono attese dalle 2 alle 5mila persone, molte da fuori Milano ma anche da fuori Italia. E la presenza delle teste più calde dell'antagonismo europeo, non lascia certo ben sperare. La vicenda di Dax ebbe del resto fin da subito molta risonanza a livello internazionale, tanto da meritarsi alcune scritte murali nel famoso distretto «alternativo» Kreuzberg a Berlino e una «voce» in inglese su Wikipedia.
Dieci anni dunque, ma la memoria e la rabbia non sono passati, anzi sembrano tornare forti, come nelle ore folli del 16 marzo 2003. Quella sera Dax sta percorrendo via Brioschi insieme ad altri due militanti del centro sociale Orso, uno dei più «bellicosi» di Milano, poi chiuso dalla forza pubblica. Incrocia i fratelli Morbi, Francesco, 28 anni e Mattia, 17, simpatizzanti di destra. Tra loro non corre buon sangue, si sono già «beccati» diverse volte perché accusati di essere nazisti. I due posseggono un cane di nome Rommel e poco importa che il famoso feldmaresciallo tedesco sia stato costretto a suicidarsi perché coinvolto nell'ultimo attentato a Hitler. La baruffa parte subito, attirato dalle grida arriva anche il padre dei ragazzi, Giorgio, 53 anni. Questa volta però spuntano i coltelli, Dax e i due amici cadono feriti.
Mentre i Morbi fuggono, arrivano le ambulanze che portano i tre al San Paolo. Nel giro di pochi minuti, fuori dal pronto soccorso si crea subito una piccola folla di militanti dell'estrema sinistra attirati dal consueto tam tam e quando arriva la notizia che il ragazzo è morto scoppia il putiferio. I ragazzi invadono l'astanteria, vengono fermati da agenti e carabinieri mandati in tutta fretta. Si accendono mischie paurose e cacce all'uomo per tutta la notte.
Il fatto acquista rilevanza nazionale, la città è percorsa per giorni da manifestazioni di protesta e i muri si ricoprono di parole d'ordine che gridano odio e violenza. Dax diventa un martire, anche perché ha 26 anni, una figlia di sei e una madre e una compagna che piangono e chiedono giustizia. Lui, pur nato a Brescia, è molto conosciuto a Milano nonostante una vistosa giravolta politica: parte infatti nazista, anzi naziskin, per poi proiettarsi nell'estrema sinistra. Nel frattempo i tre Morbi finiscono in carcere e l'anno dopo vanno a processo. Mattia, davanti al tribunale dei minori evita la condanna a 8 anni chiesti dal pm Annamaria Fiorillo e se la cava con 3 anni di «messa alla prova». Subito dopo tocca a padre e fratello: il primo evita il concorso nell'omicidio e prende 3 anni e 4 messi, Federico, ritenuto l'autore materiale del delitto, arriva invece a 16. Ora sono ora già tutti fuori e di loro si è persa ogni traccia.
Da subito Dax diventa un martire. Il suo nome compare su Wikipedia persino nella versione inglese come «Italian anti-fascists stabbed to death by two far-right activists», «antifascista italiano accoltellato a morte da due estremisti di destra».
La scritta «Dax odia ancora» compare sui muri di Kreuzberg quartiere antagonista di a Berlino, insieme a quello di Carlo Giuliani, morto a Genova nel 2001. Ogni anno tutti i centri sociali milanesi lo ricordano con dibattiti, concerti e convegni ma in occasione del decennale hanno lanciato un paio di cortei. Il primo venerdì 15, alle 9.30 da largo Cairoli, a cui parteciperanno gli studenti milanesi. Non dovrebbe creare grossi problemi. Molto più rischioso quello del giorno dopo alle 15, partenza da piazza XXIV Maggio.
La rete è già piena di richiami e appelli per portare in pullman militanti da diverse città italiane. Gli organizzatori sperano in 5mila presenze, male che vada non dovrebbero scendere sotto i duemila. Sempre tanti considerando che stiamo parlando dell'area più dura del movimento. A loro si aggiungeranno estremisti attesi da tutta Europa, in particolare Grecia, Francia, Spagna e Germania. I soliti che fanno il giro di tutte le manifestazioni internazionali. Difficile immaginare che gente che abbia fatto tanta strada si «accontenti» di sfilare pacificamente senza lasciare un «segno» del loro passaggio.

Digos e nucleo Informativo dei carabinieri, stanno monitorando la situazione con grande apprensione. Già dalle prossime ore, verificando quantità e soprattutto «qualità» degli arrivi, si potrà comunque capire cosa dovrà attendersi Milano.

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