Demagogici, lottizzati e faziosi Questi non sono gli Ambrogini

di Mario Cervi

Non è la vera Milano quella che è emersa dalle nomine per gli Ambrogini d'oro: almeno dalle nomine che li hanno caratterizzati idealmente o piuttosto ideologicamente. Lo so, i tempi sono grami in ogni parte d'Italia, compresa Milano. Che tuttavia ha una sua consolidata impronta d'ottimismo e di risolutezza, è la città del fare più che del protestare. Ha avuto ed ha l'orgoglio dei suoi operai e artigiani, ha avuto ed ha l'orgoglio d'una borghesia illuminata capace di capire il presente e di capire il futuro.
Ma gli Ambrogini di quest'anno raccontano d'una Milano diversa - angosciata, immiserita, sconfortata - le cui uniche consolazioni possono venire dalle frange di ultra movimentisti.

Degne d'elogio civico, le frange, perché quando s'insediano da qualche parte okkupano e non pagano il canone. Come la «banda degli ottoni» cui è stato riconosciuto grande merito perché «suona per dar voce agli ultimi, sempre vicino alla gente» e via dicendo, con l'immancabile citazione delle (...)

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