Un grido squarcia Milano, un urlo degno di «Jurassic Park». E i bambini stanno gioendo su internet per lo Spinosaurus aegypticus, il più grande «saurus» mai scoperto al mondo, vissuto 97 milioni di anni fa nel periodo Cretaceo seguito al Giurassico. E' lungo 15 metri di più del Tyrannosaurus rex.
Potremmo ammirarne lo scheletro ricostruito in tridimensione la prossima estate al museo Civico di Storia naturale, quando arriverà in occasione di Expo la mostra in corso a Washington nella sede della National Geographic Society. Un'esposizione completa, dedicata al suo aspetto d'immenso coccodrillo «alato» sul dorso dove si apriva una «pinna» più vasta di una vela, e a tutto l'ecosistema che circondava questa creatura d'oscuri abissi fluviali ondosi, su un deserto del Sahara all'alba di una vita piena di fiato pompato da polmoni di monumentali lucertole.
Due ricercatori italiani Cristiano dal Sasso e Simone Magnuco sono stati d'indispensabile apporto in questa avventura alla riscoperta del mostro più mostro di tutta la terra, i cui primi ritrovamenti risalgono a un secolo fa, ma solo l'11 settembre scorso il team di studiosi internazionali ha potuto rivelare la sua forma definitiva e le sue abitudini. «Nuotava negli smisurati fiumi dell'Africa settentrionale. Si cibava di pesci e viveva nell'acqua per sfuggire agli altri predatori che sul suolo erano una minaccia. Una particolarità. Aveva un paio di zampe minuscole e le ossa non erano cave ma piene di tessuto osseo compatto» racconta Cristiano Dal Sasso, uno dei quattro italiani che hanno lavorato alla ricostruzione dell'identikit nel gruppo composto da un tedesco - marocchino, due americani e un inglese.
Il muso è l'espressione di una storia che va oltre la fiabesca notte dei tempi, quando gli eroi erano bestie dalla pelle spessa come il guscio di una testuiggine. La vicenda dello Spinosauro inizia nel 2008, quando Nizar Ibrahim, paleontologo tedesco - marocchino e emergency explorer della National Geographic Society, ripercorrendo le orme del suo predecessore Stromer, scopre nei giacimenti fossili del Kem Kem, al confine tra Marocco e Algeria, alcuni resti significativi. L'apporto degli esperti italiani è stato provvidenziale, grazie al «corredo» d'ossa di spinosauro posseduto dal museo Civico di Storia naturale, dove si trova anche ricostruito il muso dell'animale che pulsava quando le farfalle non volavano ancora.
Lo scheletro a grandezza naturale è stato realizzato in polistirolo, resina e acciaio, partendo da un modello digitale. Gli altri studiosi italiani sono Matteo Fabbri della University of Bristol e Dawid Iurino della Sapienza di Roma.
Ma l'Italia ha fornito il suo rigore e la sua fantasia nel disegno delle ossa, realizzato da Marco Auditore, e Davide Bonadonna è l'autore di molte illustrazioni che saranno sul numero di ottobre di National Geagraphic Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.