E in caso di esito positivo viene fissato il prericovero

E in caso di esito positivo viene fissato il prericovero

Per tre giorni il bimbo è stato respinto da ospedali e dalla pediatra perché «affetto da banale acetone». Con tanto di critiche neppure troppo velate nei confronti dei genitori troppo ansiosi. Finché una dottoressa ha compreso come la situazione fosse ben più grave: «peritonite acuta». Immediato trasporto alla De Marchi con conseguente intervento d'urgenza, tre giorni in osservazione e venti di degenza. «Adesso mio figlio sta bene, però ha rischiato la vita. Per questo stiamo valutando l'ipotesi di un esposto alla magistratura. Per evitare che altri bimbi corrano lo stesso rischio».
Gabriele, 5 anni a giugno, abita a Cerchiate di Pero insieme a papà Stefano, 48 portiere d'albergo, e mamma Marlene, 38 anni, infermiera. Il 23 gennaio inizia a stare male, dolori alla pancia e nausea i sintomi. «Abbiamo atteso 24 ore poi preoccupati lo abbiamo portato al pronto soccorso dell'ospedale di Rho - racconta ora papà Stefano -. Sei ore di attesa perché, secondo una prima occhiata, aveva solo un po' di “acetone”. Diagnosi poi confermata dalla visita della dottoressa di turno. Piuttosto seccata anche, perché poi alle nostre perplessità ha reagito con durezza dicendoci che il bimbo non aveva nulla di grave». I genitori se ne tornano a casa tenendo in mano il referto che liquida il malessere del bimbo come «acetonemia». Ma il giorno dopo, venerdì 25 gennaio, il bambino peggiora ulteriormente. Timorosi di ripresentarsi al pronto soccorso, papà Stefano chiama la pediatra: «Ma anche lei insiste “È solo acetone” non preoccupatevi». E con questa rassicurazione passa un'altra giornata. Arriva sabato 26, il bambino è piegato in due dal mal di pancia e, a costo di sfidare l'iraconda dottoressa, i genitori riportano Gabriele al pronto soccorso di Rho. «Dove troviamo un'altra dottoressa, una donna molto attenta e scrupolosa che lo visita con grande cura e alla fine capisce che la situazione non solo è grave ma sta addirittura precipitando prosegue papà Stefano -. Gli trova subito un posto alla De Marchi e lo spedisce con un'ambulanza a sirene spiegate». Qui trova ad attenderlo la sala operatoria già predisposta all'intervento. «Era davvero peritonite, ancora poche ore e mio figlio sarebbe morto» aggiunge papà Stefano. Gabriele rimane tre giorni in osservazione, poi la prognosi viene sciolta, ma il bambino deve rimanere ricoverato fino sabato 16 febbraio. «Lì è stata tutta un'altra cosa. Una gentilezza, un'attenzione, un'umanità. Sono rimasto davvero sbalordito. Tutti così gentili. Anzi, se mi è permesso, vorrei tanto ringraziare l'intero personale e in particolare il dottor Angelo, di nome e di fatto, Sartori, con lui la visita quotidiana era quasi un gioco. Tanto che alla fine mio figlio ha detto che quello mica era un vero ospedale ma un luogo di divertimento».
Gabriele ora è tornato a casa, fuori pericolo ma se l'è vista davvero brutta. I genitori sono ancora indecisi sul da farsi. Vogliono consultarsi con un legale.

«Stiamo valutando l'ipotesi di un ricorso alla magistratura- conclude ora Stefano-. Non tanto per noi, che ormai l'abbiamo scampata bella, ma perché altri bambini non capitino, come è successo a nostro figlio, in certe mani rischiando la vita».

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