«Elezioni e crisi, temiamo altri scontri»

«Elezioni e crisi, temiamo altri scontri»

Tirato un sospiro di sollievo per il corteo dell'altro giorno, finito «solo» con qualche tafferuglio, per i massimi responsabili dell'ordine pubblico è già tempo di guardare al futuro. «Tra crisi ed elezioni, mi attendo mesi di tensione - ammette il questore Luigi Savina - e proprio per questo abbiamo attivato iniziative per prevenire disordini. In particolare intensificando il dialogo con tutte le formazioni sindacali e politiche».
Mercoledì le piazze italiane sembravano ribollire, con scontri accesi a Roma e Torino. A Milano invece è andata molto meglio.
«L'altro giorno in città ci sono stati parecchi danni materiali e dieci tra poliziotti e carabinieri sono rimasti feriti. Sicuramente un brutto episodio ma viste le premesse, e quanto successo in altri centri, direi che alla fine abbiamo contenuto la violenza della piazza».
Ma come si fa a prevenire gli scontri o limitarli a episodi contenuti e isolati?
«Cercando il dialogo. Negli ultimi 30 anni molto è cambiato nella gestione della piazza che non si affronta più solo con manganelli e lacrimogeni. Persino con gli ultrà del calcio abbiamo adottato questa tecnica. La Digos avvicina i capi, li segue in trasferta, li precede e si fa poi trovare sul posto per fornire istruzioni ed evitare incontri con i loro “nemici”».
E dialogando sempre con lo stesso operatore è più difficile che l'ultrà poi lo attacchi.
«Esatto, non si aggredisce una persona con cui hai trattato per tutta la settimana».
Lo stesso con i «politici»?
«Ovviamente. Un'eventuale azione violento potrebbe interrompere quel dialogo utile anche a loro. Naturalmente non possiamo conoscere ogni singolo elemento, quindi puntiamo a creare un rapporto privilegiato con alcuni leader che in piazza possano poi farci da mediatori con gli altri. In questo ambito si inquadra anche un lavoro di prevenzione quando, al momento di concedere il permesso per un corteo, si cerca di studiare un percorso che porti la manifestazione distante dagli obiettivi per loro sensibili».
E i prossimi mesi?
«Sicuramente difficili. Saremo ancora in piena crisi economica, poi ci saranno le elezioni regionali a febbraio e subito dopo le politiche. Per questo abbiamo infittito incontri e contatti con i leader delle organizzazioni sindacali e politiche, in particolare le più piccole e pericolose.

Per noi non sono avversari, sono studenti e operai che protestano e la protesta è il sale della democrazia. E noi dobbiamo solo operare affinché la protesta non degeneri, perché la nostra bravura non è vincere la “guerra”, ma vincerla senza combattere».

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